sabato 6 dicembre 2008

In macchina col lettore mp3 nelle orecchie

le due e mezza di pomeriggio,
vado dai bimbi,
ho caricato su De Gregori,
mi soffermo su una frase...

"Grazie, ho già mangiato ieri,
un sorriso stasera basterà"

Ci penso su per tutto il tragitto...
non è accontentarsi
ma vivere di quello che si ha,
vivere fino in fondo le emozioni che ci attraversano il cuore,
non volere con avidità un'emozione dopo l'altra
nel consumismo dei sentimenti,
ma prendere quanto più possibile da ogni attimo
e ricordarlo a lungo.

O no?

lunedì 1 dicembre 2008

Da capo

Ieri ci voleva proprio un pò di riposo.
Staccare la spina e prendersi del tempo.
E dedicarlo a qualcosa di importante che si rimandava da tempo.
E mettere un punto.
Per ricominciare da capo...

venerdì 28 novembre 2008

Facendo una torta...

Ho appena finito di preparare una torta per il compleanno di Rita.
La torta soprannominata "orgasmica" dai miei amici, perchè secondo loro mangiarne una fetta è meglio che far sesso... de gustibus, io rimango tradizionalista, la torta ci può stare, magari però dopo, per riprendere un pò le energie ;-P
Cmq, riprendendo le fila del discorso, ho cucinato tutta la sera. Ed io cucinando mi rilasso. E penso.
E' faticoso ma rilassante al tempo stesso. Mescolando il burro con lo zucchero fino a che diventi una crema, unendo un uovo per volta ed un cucchiaio di farina e amalgamando è come se i pensieri fossero tutti dentro l'impasto e poco per volta prendessero consistenza, finchè a forza di mescolare, ecco pronta la massa burrosa e morbida, nera ciccolattosa, perfetta liscia e profumata da mettere nella teglia. Anche i pensieri si sono sistemati insieme agli ingredienti e si sono messi tutti al loro posto e ne hanno formato uno solo unico e grande.
Pensavo cioè al mio ruolo nell'ultimo periodo, l'amica. L'amica dei grandi e dei piccini. Che a volte alza la voce e urla un pò sia con gli uni che con gli altri, ma solo quando non ne può più di sentirsi presa in giro. L'amica che però c'è sempre, che cazzia e rimprovera ma che dopo abbraccia sempre. L'amica che non si stanca mai e coccola sempre tutti. Che bacia i bimbi sulla fronte e li stringe forte forte, che non è mamma e nemmeno lo vuole essere, ora, che già deve crescere lei e non può far crescere qualcun altro. L'amica che i grandi li bacia sulle guance, in continuazione, prendendogli le guance e facendo schioccare baci. L'amica grande e l'amica piccola. Che dispensa pensieri profondi, ma profondi assai che c'è da perderci dentro per tutta una vita, come ha fatto lei stessa, che dentro ci si è persa davvero per tanti anni, troppi, e che ora sa davvero che cosa vuol dire sbagliare.
Pensavo e ripensavo all'amicizia quindi. E mi sono sentita amata. E già, strano sentirsi amati così, che forse è il modo più bello e semplice del mondo, senza chiedere niente.
E mi ritrovo amici che mi chiamano alle due del mattino pensando che forse non riuscivo a dormire perchè dopo cena ero un pò triste, che si chiamano tra loro e si passano notizie sui miei stati d'animo, che mi chiamano usciti da lavoro, nel tragitto fino a casa, così, per chiacchierare un pò e raccontarmi dei clienti e sapere dei bambini. Amici che anche se hanno da lavorare extra fino a sera tardi o sono stanchi dopo una giornata dura, che stasera non si esce e si va a nanna, rimangono ore ed ore al telefono che capiscono che c'è qualcosa che non va ma non vogliono chiedere nulla ed aspettano. Amici che stanno attenti ai miei silenzi, ed anche se non parliamo tanto, si accorgono se c'è qualcosa che non va e mi coccolano e mi accarezzano chiamandomi piccola (che poi piccola a volte mi ci sento davvero, e mi servono assai quelle coccole). Amiche che si arrabbiano se non le chiamo, che sono gelose, che sono protettive e fanno i cani da guardia che mostrano i denti. Amiche che credono ancora che i principi ed i cavalieri esistano e si sgolano per farmelo credere davvero. Amiche con cui si riesce a parlare per ore al telefono anche rimanendo zitte, ma che alla fine della chiamata non ci si rende conto più che ore sono, ma solo che ci si è fatto bene l'un l'altra. Amiche che anche se non ci si sente spesso, poi quando ci si vede è come se non fosse passato nemmeno un giorno. Amiche che mi cercano e a cui a volte non rispondo, amiche che silenziose o incasinate ci sono sempre, anche senza esserci, che a volte la presenza non serve. Amiche che perdonano e amiche che cazziano, amiche che sanno quando rimanere in silenzio e quando parlare. E tutti gli altri amici/che in bilico che non si sbilanciano ancora, che ognuno c'ha i suoi tempi ed è giusto così.
Pensavo e ripensavo all'amicizia dunque, e a quanto mi veniva bene il dolce, e che in fondo sono felice anche se mi lamento e mi manca qualcosa.
Sono felice perchè anche se sono sola non sono sola. Ho sempre almeno una porta a cui bussare, anche nel cuore della notte, sempre un telefono al cui squillo seguirà un pronto, e sempre una mano che mi prenderà al volo, proprio quando serve, senza che io abbia ancora urlato.
E pensavo a quanto ero scema e stupida un anno fa, e due anni fa, e tre anni fa, ecc ecc.
Che avevo messo l'amore davanti all'amicizia, ed avevo perso tutto, perchè avevo perso me stessa. Che io non sono una persona sola, che non lo so nemmeno io quante Sabrine ho dentro, ma so che sono una diversa con ognuno di voi, diversa ma sempre la stessa. Che con ognuno sono sempre me ma con sfaccettature diverse, che ognuno di voi fa uscire e crescere una parte di me, e mi spinge ad essere sempre di più.
E pensavo a quando non parlavo con nessuno (ci credereste mai???), che mi dava fastidio anche se mi chiedevano qualcosa, che tenevo tutto dentro, che avevo paura anche di quelli che consideravo amici. Credevo che le cose mie fossero solo mie e basta, che se le ingoiavo e mandavo giù, con il naso chiuso, come medicine cattive, poi sarei guarita, e tutto sarebbe passato da se, bastava solo che il tempo passasse e mitigasse tutto. E pensavo che certe cose le potevo capire solo io, nessuno ci poteva riuscire, e poi erano cose mie e basta, e le tenevo così, chiuse col catenaccio a doppia mandata, per non espormi, per non abbassare la muraglia costruita intorno. E parlavo solo con una persona, la più sbagliata che c'era, perchè era l'unica.
Che idiota che ero, che stupida arrogante, il centro del mondo, del mio mondo. Rifiutavo il dialogo, il confronto, la crescita che viene dal sentire opinioni simili o diverse, ma mai uguali alle nostre. Non volevo crescere, cioè, avevo paura a guardarmi davvero dentro, chissà cosa ci avrei trovato in fondo, che forse alla fine non mi sarei piaciuta, che forse non ero poi così intelligente, ma un pò stupida anche io e non volevo scoprirlo, non mi volevo mettere in gioco, credevo di sapere già tutto, mentre invece non sapevo nulla. Cheppoi si capisce chi siamo anche dalle parole degli altri, che questi, se non ci parli, come fanno poi ad amarti e a dirti chi sei? Io per esempio ho scoperto di essere forte (che poi è mica vero...), cocciuta, sensibile, dolce, femmina, spericolata, aggressiva, piena di energie, e forse a volte anche cattiva. Ho scoperto che la vita ci fa essere sempre diversi a seconda delle occasioni e di chi abbiamo davanti. Ho scoperto in cosa sbaglio e cosa dovrei correggere. Cosa sono troppo e cosa troppo poco. Ho scoperto di essere me solo vivendo con gli altri e degli altri.
E parlando.
Che la comunicazione è tutto nella vita, è la sopravvivenza stessa, che altrimenti si impazzirebbe a parlare solo con se stessi o con un muro di gomma, come può essere a volte un blog.
Io ho scoperto di amare la gente, amici e non, e con straordinaria sorpresa ho visto che anche loro mi amano, amici e non. Ed ora, in questo post, parlo con chi si riconosce dentro alle mie parole, e soprattutto a chi conosce il mio viso perchè lo ha accarezzato o baciato, con chi conosce il mio odore, il profumo delle mie torte ed il sapore delle mie lasagne, a chi mi ha visto struccata al mare o tutta in tiro la sera, a chi sa che sapore hanno le mie lacrime e che rumore fa la mia risata, e a chi sa che riesco a fare insieme e bene entrambe le cose. Con chi ha voglia di vedermi e passa a trovarmi o mi chiede: che facciamo stasera?
A tutti questi io mando un bacio, e ora vado a letto, tanto ci si rivede tutti in questi giorni, no? Che c'è da viverci tanto...
Vi voglio bene

giovedì 27 novembre 2008

Musica!

Ieri sera serata in un locale.
Amici e musica dal vivo.
Tutte belle canzoni,
io ed il gruppo probabilmente abbiamo gli stessi gusti.
Mi sono messa a cantare
e mi sono accorta forse per la prima volta delle parole di una canzone sentita a palla
chissà quante volte...

Ci fosse stato
un motivo per stare qui
ti giuro sai
sarei rimasto sì
son convinto che se
fosse stato per me
adesso forse sarei laureato
e magari se "lei"...
fosse stata con me
adesso....
...sarei sposato!
Se fossi stato,
ma non sono mai stato così;
insomma dai
adesso sono qui!
vuoi che dica anche se
soddisfatto di me
in fondo in fondo non sono mai stato
"soddisfatto" di che
ma va bene anche se
qualche volta mi sono sbagliato

Liberi liberi siamo noi
però liberi da che cosa
chissà cos'è?.......chissà cos'è!
Finché eravamo giovani
era tutta un'altra cosa
chissà perché?.......chissà perché!
Forse eravamo "stupidi"
però adesso siamo "cosa"...
che cosa....che?.....che cosa...se!..?...
"quella voglia", la voglia di vivere
quella voglia che c'era allora...
chissà dov'è! ........chissà dov'è!?

Che cos'è stato
cos'è stato a cambiare così?
...ti giuro che, sarei rimasto qui....
vuoi che dica anche se
soddisfatto di me
in fondo in fondo lo sono mai stato
"soddisfatto" di che
ma va bene anche se....
se alla fine il passato è passato!

Liberi Liberi siamo noi
però liberi da che cosa
chissà cos'è,....chissà cos'è!
...e la voglia, la voglia di ridere
quella voglia che c'era allora
chissà dov'è?!....chissà dov'è!

cosa diventò, cosa diventò
quella "voglia" che non c'è più

cosa diventò, cosa diventò
che cos'è che ora non c'è più

cosa diventò, cosa diventò
quella "voglia" che avevi in più

cosa diventò, cosa diventò
e come mai non ricordi più....

sabato 22 novembre 2008

Stasera non esco

Sono un pò stanca.
Ma non mi dispiace.

Non mi dispiace starmene un pò a casa a ricaricare le pile.
Ogni tanto serve.
Ed oggi mi serve prendere un pò di tempo per me.
E lo farò sempre più spesso d'ora in poi.
Mi ritaglierò degli spazi che ho un pò perso di vista
ultimamente
travolta dalla presenza di tante persone
dalla voglia di fare casino fino a tardi
dal volere recuperare uno spirito e forse anche un'età perduta.
Ora mi trovo un pò scarica
l'entusiasmo c'è sempre
ma c'è anche la consapevolezza di ciò che sono,
un donna ragazzina.
Con la voglia di fare casino fino a tardi
sommersa da amici.
Con la magia fatta da una tazza in mano
un viso amico di donna
l'intimità di un'atmosfera
intrisa di speranze, sogni e confidenze
e la sensazione di non voler essere in nessun altro posto del mondo.
Con la necessità di prendere un libro,
nascosta dentro al letto per una giornata intera,
e pagina dopo pagina scoprire nuovi pensieri e nuove storie.
Con il desiderio di prendere la macchina ed arrivare al mare
stendermi lì in mezzo al vento e,
insieme al rumore delle onde
sentirmi tutt'uno con la spiaggia
e le nuvole
e la pioggia,
che a volte non c'è nulla meglio che sentirsi infinitamente piccoli e impotenti
di fronte a qualcosa di meraviglioso e vivo
e catturare con il respiro e con la pelle
la forza di tutto quello che continua
immutabile
ad esserci
ogni giorno.

Ho bisogno di questo
e di molto ancora.
Ho bisogno di forza.
E stavolta so come funziona
so dove cercare,
ho un tesoro immenso accanto a me,
tutti gli amici trovati
tutti i posti magici scoperti
tutti i piccoli piaceri che scaldano un pò,
e tutto l'amore che ho dentro.

Quindi anche se sono in pausa
anche se sono stanca
un sorriso al mondo non ho intenzione di negarlo mai,
e nemmeno un giorno non vissuto.

Non voglio di più,
vorrei solo riuscire a vivere davvero tutto quello che ho già.
Che è davvero tanto.
Sono fortunata, io.

giovedì 20 novembre 2008

Matematica

Io so la matematica. Ed anche bene.
Da bambina finiti i compiti mi mettevo a fare espressioni. Erano un gioco per me.
E 1+1+1=3. Potete dirmi tutto quello che volete, ma è così.
Potete stare lì anche 4 ore a cercare di incantarmi con le vostre belle parole.
Ma io so la matematica.
E' l'unica certezza che mi è rimasta nella vita.
E se poi l'espressione diventa 1+1+1+1 allora il risultato è 4.
E si ha che 4>3, no?
Quindi vale di più, no?
Quindi pesa di più, è un numero più importante!
E allora per ristabilire l'equilibrio ci vuole qualcosa di segno negativo, così:
1+1+1+1-1=3
E già è qualcosa.
Certo, sarebbe ottimale avere questa situazione
1+1+1+1-1-1-1-1=0
tutti i numeri uguali di segno contrario si semplificano.
Ecco, ci vuole semplicità!
E' bella la matematica, no?
Ed anche la fisica lo è altrettanto...
Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria,
che detto diversamente...
non è altro che equilibrio,
o no?

mercoledì 29 ottobre 2008

Ottimismo!

Ore 13.15, sto pranzando, stranamente presto, ma dovrò abituarmici, il centro quest'anno inizia prima e non posso andarci perennemente in ritardo, quindi mi tocca cambiare un pò il mio ritmo di vita.
Dunque, mentre pranzo ancora mi balenano in mente i pensieri di ieri, una riunione densa di buoni propositi espressi da gente che ci crede davvero e che riesce anche. Pensieri che si possono riassumere così: ottimismo, pensare positivamente, avere rabbia che spinge al cambiamento, credere e sognare, che le cose poi avvengono davvero anche se sembrano miracoli; ma questa è un'altra storia...

Quindi, mentre mangio la mia piadina e ancora penso genericamente all'ottimismo, che forse sono io che per ora ho una visione un pò più cupa e cinica del solito, ecco che sento il telegiornale, lo guardo distrattamente, è il Tg 2.

Dopo l'approvazione del decreto legge sulla scuola a cui non presto molta attenzione (non mi sconvolge più di tanto perchè la notizia l'avevo già sentita stamattina) ecco un servizio sulla crisi che viene magicamente risolta con il pasto completo a 6 euro che si inventano i macellai milanesi, poi uno in cui le mamme sono entusiaste del ritorno della legge sui grembiuli per la scuola così i bambini potranno vestirsi da soli e far risparmiare loro tempo e per finire la notizia che alle italiane le professioni che piacciono di più sono i poliziotti per il senso di protezione che la figura trasmette e subito dopo, nella classifica ecco ci sono i carabinieri e i piloti militari che surclassano le care vecchie categorie più amate di una volta: medici ed avvocati...

mmm...

mumble mumble mumble...

...c'è qualcosa che noto solo io?

Il mio cervello, non so perchè, è come se facesse le addizioni, 1+1+1+1=?
Sarà che io sono brava in matematica, ma a me sembra di vedere uno di quei vecchi tg fascisti dove tutto andava bene...

C'è crisi? Ma c'è il pasto completo a 6 euro!...
Il decreto sulla scuola? Ma le mamme son contente dei grembiuli così i bimbi non perdono tempo a vestirsi, e tanto ora li fanno in modo che nemmeno si devono più stirare!...
E la polizia? Piace tanto alle donne... donne scegliete la sicurezza, la protezione, l'affidabilità, l'ordine... (la cultura? roba vecchia! ora va il potere, l'autorità!)

mmm...

mumble mumble mumble...

...Non sembra propaganda?

A me ha fatto quest'impressione... brutta impressione, tra l'altro...
E a voi? Che impressione fa?

O forse sono troppo cinica io, per ora...

venerdì 24 ottobre 2008

Senza parole...

Novembre

Ho difeso le mie scelte io ho
creduto nelle attese io ho
saputo dire spesso di no
con te non ci riuscivo.
Ho indossato le catene io ho
i segni delle pene lo so
che non volendo ricorderò
quel pugno nello stomaco.

A novembre
la città si spense in un istante
tu dicevi basta e io rimanevo inerme
il tuo ego è stato sempre più forte
di ogni mia convinzione.
A novembre
la città si accende in un istante
il mio corpo non si veste più di voglie
e tu non sembri neanche più così forte
come ti credevo un anno fa
novembre.

Ho dato fiducia al buio ma ora sto
in piena luce e in bilico tra estranei
che mi contendono la voglia di rinascere
A novembre
la città si spense in un istante
tu dicevi basta e io rimasi inerme
il tuo ego è stato sempre più forte
di ogni mia convinzione.

A novembre
la città si accende in un istante
il mio corpo non si veste più di voglie
e tu non sembri neanche più così forte
come ti credevo un anno fa
novembre.
E tu parlavi senza dire niente
cercavo invano di addolcire quel retrogusto amaro
di una preannunciata fine.


E' la canzone nuova della Ferreri... non l'avevo ancora ascoltata...

martedì 21 ottobre 2008

Notte insonne

Qual è quello stato americano dove la terra trema di continuo? Ecco, io mi sento lì.
Sono la conferma di tutte le leggi di Murphy messe assieme. In questi ultimi giorni è come se le cose arrivassero una dietro l'altra. E questo non è proprio un bel periodo per me, non sarà agosto ma per me è fine ottobre. Per farla breve stanotte non ho dormito. Prima mi sono appisolata sul divano con la tv accesa. Poi ho deciso che magari era meglio infilarmi a letto e dormire come si deve. Macchè. Il mio cervello è in piena deframmentazione e di andare in stand by non ne vuole sapere.
Ieri ho fatto un tuffo nel passato, anzi due, e non è stato piacevole. Uno, anzi, l'ho fatto apposta, ho detto, a che ci siamo facciamo trenta e due ventotto. E la mia reazione momentanea è stata di stupore e tranquillità insieme. Momentanea perchè questo fatto ha deciso il destino della mia notte e catalizzato su se tutti i mei pensieri. Dovrei pensare ad una persona che ho nel cuore, e invece no, penso e ripenso al trenta e due ventotto, e a me.
Mi sa che mi sono bloccata su qualcosa. Non è possibile che quello che è stato riesca a condizionarmi così. Finora cambiamenti solo in una direzione, ma ora devo rimettere tutto in discussione. Di nuovo e da capo. Ci sono porte della mia vita che non voglio aprire, ma perchè mai? C'è chi è andato avanti con una disinvoltura che ha dell'incredibile. Ed io perchè no?
Mi sa che c'è qualcosa che non va.
Potrei dire che sono stata io quella che ci ha rimesso anche le scarpe ed è normale che per me sia tutto più difficile, ma sarebbe una giustificazione.
Potrei dire che il mondo non è giusto, ma tanto questo lo sappiamo tutti ormai, è assodato.
E intanto la mia testa deframmenta, analizza e sposta tutto da una parte, fa spazio, spazio a decisioni importanti.
Mi sa che stanotte invece di dormire mi sono svegliata...
Spero però di riuscire a rimanere sveglia a lungo.
Ogni tanto perdo di vista l'obiettivo principale. Perdo di vista me. Mi lascio confondere da quello che accade intorno.
Ci sono cose che devo finire. Non perchè in fondo ne abbia davvero voglia, e nemmeno perchè vanno fatte, ma perchè mi bloccano. Fanno vincere qualcuno che non è me. E non ne vedo il motivo. E che cazzo, la fortuna avrà sbagliato indirizzo, si sarà concentrata su chi non la merita affatto, ma io con il mio comportamento non posso certo contribuire, no?
La mia piccola fortuna ce l'ho anch'io, devo far crescere quella. Investire in quello. E scavare per cercare nuovi tesori.
Sarà un periodo difficile, questo fine ottobre, ma in fondo l'ho già passato una volta.
Fra un pò spengo una candelina con tanti nuovi amici e persone che ora sono la mia vita. Esprimerò un desiderio. Il mio "primo" compleanno. Avere un anno non è mica semplice, eh? Quante cose si scoprono, quanto si piange e quanto si ride... ogni cosa è un'avventura...
Credo che dovrò cambiare carta d'indentità e data di nascita...

Ora mi rimetto a letto, va, magari vorrei dormire due orette, che mi sento esausta, ho combattuto con mostri e fantasmi, l'hanno vinta un pò per uno, anche io ho fatto la mia parte. Per ora segno una x.
La prossima però voglio vincerla io. Ricordatevi di segnare sulla schedina Fantasmi Sabrina 2.
Con i mostri invece nessun altro combattimento, ognuno ha i suoi motivi, ed alla fine ognuno combatte le proprie battaglie, non contro l'altro.

Buonanotte

martedì 7 ottobre 2008

Promemoria...


"Riderò di nuovo?" "Certo, quando accadrà qualcosa di veramente buffo." (tratto dal film Sex and the City)

Ho ripensato a questa foto e a questa frase che avevo già associato insieme mesi fa.
Allora mi sembrò una grande scoperta.
Ma ora mi viene di aggiungerci altro, tanto altro.

Sì, si ride di nuovo.
Ma poi si piange di nuovo.
E poi si ride di nuovo ancora.
E così via.

Perché si supera tutto nella vita, e si passa avanti.
Anche i dolori più brutti fanno poi posto alle gioie inattese.
E' un percorso fatto di anelli, una catena, di gioie e dolori.

C'è chi la spezza.
C'è chi si ferma.

Ed invece si dovrebbe allungarla questa catena, farla diventare chilometrica.
Per attorcigliarsela intorno.
E legarsela stretta,
perché è esperienza,
è vita,
la nostra,
l'unica.

P.S. Un bacio alle mie quattro meravigliose amiche, a cui il post è dedicato, che mi sono state accanto, in silenzio o chiacchierando, al cinema in terza fila a guardare questo film, in cui ognuna di noi ha visto un esatto corrispettivo sullo schermo; film che ci ha fatto ridere ma anche piangere, perché le donne sono così, capaci di ridere e piangere anche contemporaneamente a volte. E poi, quattro donne insieme... amiche... tutte diverse... non potete nemmeno immaginare che terremoto! :-P
Vi vogliooo beneee!!!


venerdì 3 ottobre 2008

lunedì 15 settembre 2008

Padri e figli

Strano il rapporto tra padri e figli. Quando siamo piccoli amiamo i nostri genitori. Non c'è niente di più perfetto ai nostri occhi, nulla, sono il nostro punto riferimento, le nostre finestre sul mondo, le nostre coperte dal freddo. A volte penso ai bambini che crescono troppo in fretta, che si ritrovano soli in mezzo ad una strada e mi si stringe il cuore. Come gli animali imparano a difendersi da soli, e sopravvivono. Possono contare solo su se stessi e dormono con gli occhi aperti. Crescono guardinghi e cercano affetto. Ma noi apparteniamo ad un mondo diverso, ad un mondo in cui ancora adulti ci facciamo cullare come fossimo neonati. Poche responsabilità, pochi sogni. Cresciamo come adolescenti ribelli solo per la falsa illusione di farlo il prima possibile. Crescere, crescere, crescere. Tutto sembra opprimere e tutto sembra sbagliato. Ci scagliamo contro di loro solo per spirito di contraddizione, per volontà di emergere. Come se crescere voglia dire liberarsi dai fantasmi di quello che siamo, dalle radici da cui veniamo. Anni di no e di partiti presi, anni di ottusità e ribellione. I genitori sbagliano, ma sbaglierebbero comunque, perché le cose non vanno dentro di noi. Fasi comuni a tutti gli adolescenti per affrancarsi, in virtù dell'indipendenza. Fasi in cui gli sbagli si moltiplicano per poi calare.
Poi si cresce, d'improvviso, da un momento all'altro. Io non me lo ricordo quando è stato. Poi niente più ribellioni. Poi affetto, stima, rispetto. Amore. I genitori diventano persone, si liberano dell'etichetta di padroni e diventano guide, insegnanti, complici. Un modo adulto di confrontarsi. Si cresce. E piano piano si inizia a vedere che loro non sono poi così tanto diversi da noi, che anche loro non sono perfetti ma nemmeno imperfetti, e sbagliano. Ma sbagliano in modo diverso, sorprendente, non più da genitori, ma da uomini. Diventano uomini e donne, diventano pari con cui confrontarsi, diventano quello che sono, individui. Io li guardo da fuori, spesso, mi metto in un angolo e osservo. Strano. Li vedo con i loro nomi, con il loro passato alle spalle, con una vita che insegna e che segna. Sento le voci, vedo i pianti, guardo i sorrisi. Sono persone. A volte vorrei spiegargli che non esiste solo il loro punto di vista, vorrei fargli vedere come tutto può essere più chiaro, che non perché sono genitori hanno un sapere diverso. A volte vorrei aiutarli. A volte vorrei amarli per quello che davvero sono. Con i loro limiti e le loro qualità, ricambiare l'immenso amore che hanno e che non sempre guida come dovrebbe. Perchè si sbaglia per il troppo amore, ma questo credo sia normale, ed in ogni rapporto. Come si può quindi impedire loro di sbagliare nel tentativo di difendere la loro stessa vita, la vita creata dal loro stesso sangue, dalla loro carne. Nel mio dialetto c'è un'espressione che si usa per i figli, per gli amori grandi, sagnu mio, sangue mio. Un figlio è il sangue. Sbagliamo noi in nome di un amore e non possono sbagliare loro in nome del proprio sangue?

P.S. Post scritto l'altro ieri e dedicato. Volevo lasciarlo come bozza, come tanti. Oggi ho deciso di pubblicarlo, così...

Un bacio,
Sabrina

martedì 9 settembre 2008

Selle di Stelle



Allora, domani è mercoledì, mercoledì 10 per la precisione.
Ci sarà una delle ultime Selle di Stelle.
Siete tutti invitati, ovviamente parlo soprattutto con i palermitani, silenziosi e non, che leggono il blog.
Non sapete cosa è Selle di Stelle??? Male, malissimo!
Andate sul sito di Palermo Ciclabile che vi chiarite le idee.
Io, ovviamente, ci sarò.
Appuntamento per tutti a Piazza Politeama, dove si fermano i taxi.
Mi sa che stavolta mi metto un cappellino... :-P
Venite numerosi che ci si diverte tanto!!!

lunedì 8 settembre 2008

Itaca

Ho preso un mappamondo ed ho giocato col destino. Ho puntato il dito ed ho deciso.
Non avevo niente da perdere, non più.
Nuova destinazione, nuova meta del mio viaggio.
L'ho chiamata Itaca, potevo chiamarla come volevo.
Un due tre, si parte. Pochi bagagli in spalla, solo un jeans una maglietta e stivali, il resto l'ho comprato per strada.
Sono partita col buio. Sembrava notte, ma i giorni si alternavano. Il tempo passava.
Faceva paura, come sarà Itaca? Ma poi, esisterà davvero?
Il tempo passava.
Arrivava l'alba, ma quanto durava? Anche questa sembrava infinita.
A volte tornava il buio, ma era solo qualche nube.
Scattavo foto durante il viaggio, e segnavo qualcosa. Non si sa mai, dovessi scordare.
Che poi non si scorda nulla, rimane tutto lì.
Finché non fa più male, finchè finalmente è stato giorno.
Ho trovato gente, l'ho salutata. Riconoscevo qualcuno, altri no.
E' passato un anno. Di Itaca nemmeno l'ombra.
Mi ricordo però i colori.
I sapori e gli odori. Che sanno di terra, di erba, di sale.
E sanno di sangue. Perchè sono vivi.
Ho scoperto un'isola. Piccola e selvaggia. Ribelle. Nascosta quasi.
Alcuni pazzi dicono di conoscerla, ma nessuno sa davvero cosa ci sia dentro.
Qualcuno prima o poi però lo vorrà vedere davvero e me lo dirà lui, cosa c'è.
Che io l'ho solo scoperta, ma non so altro.
Ci sono cani intorno, pescecani. E mordono. E tanto. Stanno a guardia. Chissà perché poi. Sarà amicizia.
Ora però mi fermerò un pò. Ho deciso.
Mi serve la terraferma. Basta mare, basta nuotare.
Mi serve anche un fabbro. Devo saldarmi addosso le mie scoperte.
Unire i due lembi come una corazza. Non è protezione ma creazione.
Trovata una vita me la saldo addosso.
E sì, quest'anno faccio il saldatore.
Ho fatto il viaggiatore, ma ora mi serve un lavoro.
Comincerò da qui. Sarà un lavoro lento. Accurato. Farà caldo e imprecherò dal sudore.
Appena finito poi si vedrà.
Può darsi che lo faccia da un'altra parte, che diventi errante.
D'altronde Itaca non l'ho trovata.
Per ora mi godo il viaggio.
E riposo. Che dormire fa bene. Ricordo ancora il tempo in cui non c'era più sonno.
E mangio. Che troverò qualcosa che non mi faccia nauseare dopo un pò.
Non è stato male giocare col destino. C'è chi invece del mappamondo prende una pistola e punta il dito anche lì.
O salta giù da un ponte.
Io gioco e viaggio. Che fa meno male.
Anche se è poi tutto da vedere.
Ma voglio vincere. Non mi piace passare la mano. Per questo a poker perdo.
Mi gioco pure questa, però dopo metto l'annuncio:
offresi apprendista fabbro, anche gratis.
Che i soldi sono carta in questo mondo. Ma anche in tutti gli altri.
No? Prova a dargli fuoco e vedi. Io l'ho fatto.
E non solo con quelli. Ho bruciato tutto.
Niente ha valore. Solo le cose povere, semplici.
Scontato vero? E invece no, si paga a caro prezzo.
Pagare e sorridere.
Quanto è vero.
Ora sorrido.

domenica 7 settembre 2008

Angelo custode

C'è aria di tristezza. Oggi e da un pò. Mi sembra di aver perso qualcosa.
Sarà il tempo che scorre veloce, chissà. A volte ho il desiderio di andare indietro nel tempo, bambina, e svegliarmi nella mia vecchia stanzetta, sotto le coperte, nella mia vecchia casa.

Quando sto così è tempo di ricordi.

E quando vado indietro nel tempo il ricordo più doloroso è sempre mio nonno.
Avevo 9 anni, ero una bimba. Lo amavo e tanto.
Poi, un giorno, se l'è portato via una malattia veloce veloce. Ricordo che una mattina c'era, e l'altra non c'era più. Così. All'improvviso. Non mi ha fatto subito tanto male.
E' strano come si reagisce da bambini. Ho pianto solo un pò sul mio letto, e nemmeno subito. Ma ho continuato a starci male per tutta la vita. Ogni volta che parlo di lui mi metto a piangere come una fontana. Nessun altra persona mi fa questo effetto, nessun altro ricordo.
A nove anni ho perso una parte di me importante, ho perso lui. Se c'è una persona al mondo che mi abbia mai fatta sentire davvero amata questa è stata lui. Non dubito dell'amore dei miei genitori, di mio fratello, dei miei zii, la mia famiglia mi ha amata e lo fa tuttora, ma mai mi sono sentita speciale così come era in grado di fare mio nonno. Sono la prima nipote e l'unica femmina, ma questo non c'entra. Lui adorava anche mio fratello e i miei cugini, ma sapeva amare in modo da rendere ogni rapporto unico. Ognuno di noi credo si sentisse il suo prediletto, ognuno.
Non so come ci riuscisse, sarà stato un suo segreto.

Spesso penso che se ne sia andato troppo presto, che non mi ha vista crescere, che mi avrebbe aiutata nella vita e sorretto nei momenti bui meglio di chiunque altro. Ma in fondo so che è stato così comunque.
Lui c'è stato. Accanto a me, a reggermi il capo durante i pianti, ad accarezzarmi per calmarmi, a darmi una mano per alzarmi, a infondermi coraggio. Come un angelo custode.
D'altronde si chiamava Angelo.

Ti voglio bene, nonno.
La tua Sabrinuzza

lunedì 1 settembre 2008

Outing

Faccio un pò di outing, come se fosse una novità, vero?
Stavolta però è diverso.
Mi sono stancata di sentirmi dire: e sì, ma tu ci sei riuscita perché sei forte, io non sono come te!
Tutte balle, e pure grosse. Io non ero forte, e sono convinta di non esserlo poi così tanto nemmeno tuttora. Sono un animale, e come tale so sopravvivere. Gli amici mi dicono che anch'io sono, come loro, selvaggia. Ed hanno ragione.
Loro lo intendono nel senso che non vivo per le sovrastrutture, che sono semplice, che mi adatto, che mi arrangio, non sono tutta messa in piega e smalto. Ed è vero. Ma ho anche un istinto forte, animalesco, di sopravvivenza, con una forza che arriva quando serve per tirarmi fuori dalle situazioni peggiori.
Selvaggia quindi. E come un animale mi curo anche le ferite, in disparte per un pò, il tempo di non sanguinare più e poi si ricomincia a stare nel branco, dapprima zoppicando fino a poi correre di nuovo. Grandi insegnanti gli animali. Che muoiono da soli. E sanno vivere anche soli.
Quindi non ditemi che voi non ci siete riusciti e avete rischiato la depressione, o l'avete avuta. Sempre le stesse parole, tutti sempre la stessa cosa, tu sei forte, io no, eh, ma io sono depresso... un disco rotto! Porca miseria, cambiate almeno lato!
La depressione anche io so cosa è. Ci sono passata anche io. Non recentemente, ma tempo fa. Il non voler uscire di casa, il passare le giornate a piangere, avere paura di uscire e di incontrare gente. Ci si costruisce una gabbia intorno fatta di muri e coperte, di affetti noti e si chiede aiuto a loro, quando ci si riesce. O si tiene sapientemente nascosta agli altri. Si fa finta di nulla, si prova a tirare avanti ma ci si chiude sempre più. Si cerca sempre più di non reagire. Ci si immobilizza, non si vuole più vedere cose c'è al di la di noi. E nemmeno noi stessi, se è per questo. Io forse me la sono creata la mia depressione, come scudo, come arma. Però poi ne sono uscita. Fernando un volta mi ha chiesto come ho fatto. Non lo so. Sarà sempre il solito istinto. Non ho fatto nulla. E' successo. Sono stata fortunata, lo so.
Sono fortunata. Anzi, sono FORTUNATA! E che fortuna...
Una bomba che ti fa scoppiare la casa; essere lasciate 10 gg prima del matrimonio; una persona che avevi come mentore che ti fa dubitare del mondo intero, e mette in discussione te stessa e tutto quello in cui credi, che non esistono più i buoni ed i cattivi, che in fondo siamo tutti cattivi...; e tante altre piccole cose...
Che culo! Sono proprio fortunata!!!
E si, lo sono per davvero. Perché tutte queste cose mi sono servite, per questo sono fortunata. Prima mi hanno sì distrutto dalle basi, dalle fondamenta, ma poi mi hanno aiutata a capire tanto e a ricominciare. E non sono disillusa, credevo di esserlo, invece più passa il tempo e più ritorno quella di prima. Quella che ci crede. Anche se con una maggiore coscienza. Ancora non sono bravissima, ci devo sbattere la testa per bene, ma inizio a capire le persone. Dopo un pò so come sono fatte. Certo, saperlo prima aiuterebbe assai, ma non ho la palla di vetro.
Giorni fa ho commentato un post di Digito, lui diceva, tra le altre cose tutte giustissime, che in fondo chi resta nella cacca lo fa perchè ci sta bene. Ed ha ragione assai. Se non sei stupido, e ti dispiace davvero stare male, prima o poi ne esci da solo, aggrappandoti a quello che hai.
E non ditemi nemmeno che siete soli e non avete nessuno... vi pare nessuno voi stessi? E' la miglior compagnia che potete avere, anche se a volte ci si rompe un pò le balle, sempre la stessa faccia, da mattina a sera, sempre gli stessi discorsi...
Ed ecco allora che si inizia ad uscire di casa, si incontra gente, nuovi e vecchi amici. Si ricomincia a vivere e a fidarsi.
Facile? Facile sì, basta volerlo davvero però!

P.S. Questo post nasce da una conversazione, prende spunto da quella, ma parla con un bel pò di gente, gente che a volte mi ha fatto davvero girare le scatole, o altre che non vogliono capire che anche lo stare vicino alle persone non serve a nullaaa se non fanno qualcosa loro per se stesse!!! Che poi la pietà non è affetto vero!

domenica 31 agosto 2008

Nel frattempo... Akkuraaa

E si, lo so, è da un pò che non scrivo, ne ho di bozze aperte, ma non riesco mai a scrivere come vorrei.

Però così il tempo e la vita scorrono.

Allora, nel frattempo, vi lascio una canzone...

Ieri sono stata ad un concerto, uno dei tanti quest'estate, all'interno di una vecchia tonnara diroccata sul mare (questi posti magici e incantevoli li abbiamo solo noi, vecchi ruderi, in piedi per miracolo, che d'estate cambiano volto e diventano palcoscenici di sogni e musica...), ed ho ascoltato gli Akkura.
Bè, sono rimasta come una bambina davanti la vetrina di un negozio di giocattoli, li guardavo ed ascoltavo e non potevo fare a meno di sorridere. Non potevo ballare perchè reduce da una febbre che mi ha esaurito ogni forza residua dopo l'ultimo viaggio vacanziero di quest'estate bellissima. Però ci sono andata, sono uscita quasi tirata per i capelli, mi son seduta per terra e shhhhh, state ad ascoltare cosa invece voi vi siete persi....



P.S. Dal video non traspare il divertimento che riescono a trasmettere, fanno casino e si divertono come pazzi, sono contagiosi!!! Se potete, la prossima volta non perdeteveli!

mercoledì 27 agosto 2008

Epilogo di un'estate

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E sono finite le vacanze. Sono tornata ieri notte. Dall'ultima delle mie partenze estive.
E già, quest'anno le vacanze sono durate parecchio, si può dire mesi. Sono andata in giro per isole e città, con la voglia di scoprire quello che di nuovo possono offrire vecchi posti, posti già visti, sovrapporre ricordi e vita. Posti noti o addirittura soliti che cambiano faccia, diventando scenari inediti di nuove avventure, nuovi scorci e nuove storie da osservare, da vivere.
Un'estate indimenticabile, la mia prima vera estate. Dedicata solo a me e destinata ad esaudire i miei desideri. Ho fatto tutto quello che volevo fare, mi sono coccolata fino in fondo e regalata emozioni, ho colto ogni istante e ho vissuto il presente. Un'estate così non si replica, è unica nella vita di ognuno. Tutti hanno un periodo in cui si sono concentrati solo su se stessi, un periodo di riscatto, in cui si tira un respiro profondo e ci si butta, in cui l'unico pensiero è vivere di emozioni. Niente responsabilità, niente obblighi. Periodi in cui si stacca la spina da tutto e si pensa solo a caricarsi di energie e scaricarsi da tutto quello che si è lasciato alle spalle. Ci voleva, davvero. Sarà stato terapeutico? Chi lo sa. So solo che per la prima volta nella mia vita ho ascoltato i miei bisogni, ed ho fatto di tutto per soddisfarli.
Mi sono resa conto già da un pò che di vita ce n'è una sola e va sfruttata al massimo, che una seconda possibilità non c'è, e all'improvviso, se i sogni ed il futuro crolla, ti rendi conto che non avevi altro, che non hai vissuto il presente perché correvi verso il domani. Questa volta io ho vissuto l'oggi, appieno, e qualsiasi cosa è successa e succederà, il ricordo di tutto questo rimarrà nella mia memoria.
Non potrò certo dimenticare il mare. Mare che torna come filo conduttore e unisce tutto quello che è stato, dovunque sia stato. Il mare di Mondello, tra nuotate e giochi in acqua; il mare di Sferracavallo, che per raggiungerlo ci vogliono almeno 20 min a piedi di sentiero sterrato tra montagna e scogli, con un panorama che mozza il fiato, e pensare si trova a 10 min da casa... ; il mare visto da sotto, un mondo di pesci e anfratti scoperti facendo immersioni; il mare di notte, come cornice ideale alle notti stellate sdraiati a guardare il cielo; il mare dove passeggiare; il mare dove leggere Baricco; il mare che ristora tra una pedalata e l'altra.
E non potrò dimenticare tutte le persone con cui ho condiviso tutto ciò, a partire dalle mie vecchie amiche. Peccato non esserci state tutte e quattro a Favignana. Che senso di libertà e divertimento insieme, in sella alla bici, o in acqua tra le onde, o tutte insieme in un letto. Abbiamo condiviso non solo il sonno, ma anche nuove sensazioni, abbiamo visto i nostri volti illuminarci, ma quante risate. Riscoprire quanto è facile stare bene insieme. E i nuovi amici, conosciuti proprio durante quest'estate, compagni di mangiate, giochi, viaggi e avventure, sempre porti a fare lo zaino e partire, prendere il telo e andare a mare. Che compagnia stravagante e divertente! E i ragazzi del diving che mi hanno iniziato al mondo subacqueo, un desiderio diventato realtà.
E già, alcuni sogni si sono avverati quest'estate, non sogni riciclati, ma sogni desiderati. Si torna a vivere e a sognare, quindi, a ridere e a piangere. Così è la vita...
Si torna a credere anche che qualcosa di speciale possa davvero capitare, se ci si crede, se ci si prova. Io ci ho creduto e mi sono lasciata andare, sono saltata giù. L'atterraggio non è stato dei migliori... ma che importa, mi basta ricordare come è stato bello volare...

mercoledì 13 agosto 2008

Parole comuni

Da un pò penso alle parole e al loro significato.

Ci sono parole e parole. Parole grosse, grandi, che spesso usiamo troppo, o troppo spesso, o quasi mai.
Altre parole, che sono intermedie, ma che spesso significano di più delle grandi, forse perché più sincere, forse perché non si caricano di troppe responsabilità.
E poi ci sono le parole comuni, quelle che usi con tutti e tutti i giorni, quelle dai molteplici sensi, quelle che vanno bene per tutto.

Ecco, perchè a me sembra che ormai esista solo la terza categoria? Anche le parole più importanti, le più blasonate, ormai sono di uso comune.

Ma per me le categorie esistono ancora, e faccio pure fatica ad usarle tutte, ste parole!
Alcune non le riconosco più, non hanno più significato, o non voglio più crederci a quello che c'è dietro, perché quando tutto cambia sembra che anche le parole debbano cambiare con il resto. E invece loro rimangono lì, uguali, consonanti e vocali una dietro l'altra, con lo stesso suono di sempre, pronte per essere utilizzate nuovamente.

Questo mi da fastidio.
Come può la stessa parola essere usata per più persone, come può non portare dietro tutto quello che è stato, come può ancora voler dire qualcosa?
Eppure forse può...

Forse si può pensarla di nuovo, qualcuna di queste parole, che rimane solo un pensiero che arriva come un lampo, una scossa elettrica che colpisce all'improvviso.
Con significati nuovi. Come tutto il resto.
E con una nuova durata. Un attimo, un secondo. Vivono di presente anche le parole. Quelle che sopravvivono. Perchè alcune le si butta via del tutto, altre invece cambiano del tutto significato. Qualcuna passa anche da una categoria all'altra.

Vivono nell'attimo, le parole, e per questo alcune si ripetono spesso. Quelle della seconda categoria però. Quelle della prima fanno troppa paura, esistono ancora, non esistono più? A volte sembra di si, a volte, quando ci si guarda indietro, invece no.
E così restano un pensiero, restano nella mente, sfiorano le labbra ma rimangono ferme lì, portate alla luce da un momento, uno sguardo, un contatto. Già, portate alla luce...
Per un attimo ci si crede di nuovo, e per quell'attimo rivivono, sono sincere, sono vere, e significano molto di più di quanto non hanno mai significato.
E non sono solo parole...

"Che stupidi che siamo
quanti inviti respinti
quante parole non dette
quanti sguardi non ricambiati.
Tante volte la vita ci passa accanto e noi non ce ne accorgiamo nemmeno..."



lunedì 21 luglio 2008

Un posto nel mondo

Un amico mi ha regalato un libro. Io l'ho letto, tutto d'un fiato, in due giorni, e non perché volessi sapere come andava a finire, ma perché mi è piaciuto leggerlo.
All'inizio, lo ammetto, ho guardato con gli occhi storti il mittente...
Non sapevo di che parlasse il libro, e appena ho letto le prime righe che parlano di amore, amore vero, della persona con cui fare un figlio, dell'unicità del rapporto di coppia, ecc ecc, ho pensato: ma che, mi prende in giro??? Le prime pagine sono melense, quasi depistanti, ti fanno odiare il personaggio e nemmeno troppo cordialmente.
Poi però il libro va avanti, parla d'altro, dell'opposto, di vita che ti porta a fare scelte più o meno coraggiose, più o meno stravolgenti, solo per il bisogno che ha di essere vissuta appieno. Mai accontentarsi. Mai accontentarsi di se stessi, mai mettere a tacere le voci che cerchiamo di nascondere dietro il quotidiano. Provarci, almeno questo, tentare ad essere felici, a rendersi felici...
Bel libro, davvero. Ed anche un pò magico, per me. Mentre lo leggevo era in grado di rispondere a pensieri ed emozioni che si agitavano confuse, era come se leggesse nella mia testa. Aprivo il libro e appena iniziavo a leggere mi mettevo a ridere, e mi dicevo: ma come cavolo fa a sapere che sto pensando a queste cose? Era come se parlasse anche di me, e non come certi libri studiati a tavolino che danno la stessa sensazione a tutti perchè generalizzano, un pò come gli oroscopi, che quando li leggi non puoi non rivederti. No, questo no. A me è sembrato un libro autentico, non introspettivo e psicologico, non pieno di frasi fatte e che vanno bene in ogni occasione, ma un libro che racconta una storia, semplice, che può sembrare anche banale, ma che è unica per chi la vive.
Un libro che parla di libertà, di voglia di cambiare, di coraggio per farlo, e di vivere fuori dalle convenzioni, fuori dagli schemi, senza seguire regole prestabilite, ritagliandosi un posto nel mondo, senza grandi pretese. Un monovano con angolo cottura, magari vista mare, pieno di luce, progettato su misura, ad incastro, ma capace di contenere lo spazio immenso della propria anima ed arredato con tutti i suoi colori.

"... comunque la felicità non è che sia fare sempre quello che si vuole, semmai è volere sempre quello che si fa... Sinceramente non so se sono felice o no, sicuramente mi sono liberato di un sacco di stronzate che un tempo inseguivo e che pensavo fossero importanti"
"... non si tratta di essere felici o no, ma di qualcosa di diverso, di un nuovo sentimento che ci fa sentire uniti a qualcosa di misterioso e che non ci abbandona mai. Non so se è felicità, io la chiamerei star bene. Bene veramente"

mercoledì 16 luglio 2008

Mustafà

Oggi sono andata al mare, con Rita. Costume nuovo e voglia di prendere tanto sole. Ho fatto il bagno, anche se l'acqua non era pulita. Poi sdraiata sull'asciugamano. Ma alle due fa caldo quindi subito sotto l'ombrellone. Quattro chiacchiere con Rita, mp3 nelle orecchie e libro in mano.

Ed ecco che arriva Mustafà...

Vuole venderci degli occhiali da sole, ma io non ne uso. Gli sorrido e Rita anche.
Non demorde lui; è un ragazzo giovane, sembra simpatico. Si avvicina sotto l'ombrellone e ci dice che siamo belle perché siamo sorridenti, mai nessuno gli sorride, passa i giorni senza voglia di avvicinarsi alla gente. Noi ridiamo e lui non se ne va più, si ferma e si siede.

Apre lo zaino e ci fa vedere delle cavigliere, semplici, senza pietre e ninnoli. "Portano fortuna" dice. "Ed anche se non la portano, basta crederci ed essere positivi che la si attira". Così Mustafà inizia un discorso sulla fortuna e sui sorrisi. Anche lui sorride sempre.

Alla fine compriamo due cavigliere, poca roba, 4 euro in due, ma lui è contento.
"L'abbiamo fatto perché sei simpatico" dice Rita, "allora vi ho venduto la mia simpatia!" risponde lui.

Si sta per alzare, ma prima ci bacia, "siete belle e sorridenti" ripete di nuovo.
E mentre va via si volta e dice "Buona Fortuna".

Grazie Mustafà... buona fortuna anche a te!

lunedì 14 luglio 2008

Il mondo che vorrei...

Torno verso casa ed una canzone in macchina... per caso lasciata a metà... a tutto volume...

Ed è proprio quello che non si potrebbe
quello che vorrei,
ed è sempre quello che non si farebbe
quello che farei,
ed è come quello che non si direbbe
che direi
quando dico che non è cosi il mondo
che vorrei

non si può sorvolare le montagne
non si può andare dove vorresti andare
sai cosa c’è ogni cosa resta qui
qui si può solo piangere
e alla fine non si piange neanche più

ed è proprio quando arrivo lì
che già ritornerei
ed è sempre quando sono qui
che io ripartirei
ed è come quello che non c’è
che io rimpiangerei

quando penso che non è cosi il mondo che vorrei
non si può fare quello che si vuole
non si può spingere solo l’acceleratore
guarda un pò ci si deve accontentare
qui si può solo perdere
e alla fine non si perde neanche più!

Sarà anche Vasco, ma stavolta sbaglia di grosso... il mondo è come lo vogliamo noi, basta crederci e lasciarsi andare, non accontentarsi ma vivere ogni istante come se fosse l'ultimo... chiudere gli occhi e non pensare...

sì che si può fare quello che si vuole...

martedì 8 luglio 2008

Convinzione!

Nella vita ci vuole convinzione. Basta con i tentativi, non è un gratta e vinci!
Su alcune cose si può tentare la fortuna, ma su altre è tassativamente vietato, almeno per me.
Ed i sentimenti fanno parte di queste cose.

I sentimenti si sentono dentro, non si prova con essi. Se si vuole qualcosa ci si sbatte la testa contro finchè o la si ottiene o si capisce che non fa per noi, ma comunque si insiste.
I dubbi e le incertezze passano presto, se i sentimenti sono veri, altrimenti rimangono a vita. Ho capito che se qualcosa ti interessa davvero combatti per questa, con ogni arma anche, e fino alla fine, sempre che ti interessi...
Altrimenti lanci qualche pietra, se riesce bene, altrimenti va bene lo stesso.
Debolezza? No, mancanza di interesse. Quando ci si ritrova senza più attrattive si ripensa al passato, che forse quando si stava peggio si stava meglio, e allora l'opportunismo fa tornare indietro.
Sarà veramente così? Penso di si. Ed io raramente ho sbagliato nelle supposizioni (vero Manu?).

Decisa come non mai, io.
Decisa perché ormai è passato, perché ho già pianto in anticipo e ci ho pensato su tanto, prima ancora che accadesse. Ho visto situazioni di indecisione ed i guai che fanno, ho letto parole che sono sempre le stesse, anche se i personaggi cambiano. Ho visto il passato che non va mai via e tormenta senza averne tra l'altro il diritto e senza che ce ne sia davvero motivo.
Ancorarsi a qualcosa che diventa affetto, lasciare che l'altro se ne approfitti in virtù di un passato che è stato. Se non è andato ci sarà un perchè! Se non si è aggiustato tutto ce ne saranno ancora di più, no?

Predico bene e razzolo uguale stavolta! Ho sbagliato e sbaglierò ancora, ma con errori nuovi. Le pagine si girano e si affronta nuova vita e nuove situazioni. Non si possono cancellare sempre le stesse pagine per riscriverle. Così si rimane sempre allo stesso punto. Prima o poi il foglio si lacera. E poi il libro rimane incompiuto. Fermo su un punto, la storia non si evolve, la vita non scorre.
Personaggi intrappolati a ripetere all'infinito le proprie parti... senza scelta, senza libertà...

La libertà prima di tutto, libertà di pensare, libertà di vivere come si vuole, libertà di sbagliare. Libertà di essere se stessi, di essere felici. Ed io lo sono. Da sola.

sabato 5 luglio 2008

Quando meno te lo aspetti

Una chiamata.

L'ho vista solo ora.

Una chiamata dopo 5 mesi di silenzio.

Sarà successo qualcosa? Vorrà dirmi qualcosa?

Non lo saprò mai, e va bene così.

Non importa più.

.

martedì 1 luglio 2008

Un pò di pensieri a metà

Io e la macchina, un rapporto strano. Non ho mai amato le macchine, nemmeno ho mai avuto tanta simpatia per loro, sono pezzi di lamiera e li tratto come oggetti qualunque. Io non ho il culto degli oggetti (l'ho già detto questo? non ricordo...) siano cellulari, macchine, pc, poco importa, e non pensate che è così perchè sono una donna!
No, per me è un oggetto pure la mia amata macchina fotografica, pure il mio orologio dai mille colori (ma quanto mi piace???), pure i miei giocattoli di bambina e quelli che erano di mia zia e che sono passati a me (mi piacciono tanto queste tradizioni, sanno di famiglia, di storia, di un continuum temporale che mi appartiene, che parla di me da generazioni).
Gli oggetti sono oggetti, se si rompono niente piagnistei, si aggiustano o si ricomprano.
Io ero brava ad incollare i pezzi rotti, tutti venivano da me con piatti, vasi, ed io con pazienza aggiustavo tutto. Ma ora penso che cmq sono sempre pezzi rotti, tranne qualcosa che può venire su bene, la maggior parte rimane storta, si incolla male, si vedono le giunture, allora è meglio buttarla via subito e non perderci tempo.
Ritornando a prima (oggi i miei pensieri sono veloci, difficile starci dietro, scappano e ne arrivano di nuovi i continuazione, difficile non perdere il filo), io amo la bici e non le auto. Non mi sono mai girata a guardarle, non conosco le marche ed i modelli, per me hanno tutte quattro ruote ed un volante, al massimo noto quando hanno 5 porte perchè è più facile salirci, e l'aria condizionata perchè fa fresco.
Però sono grata alla mia macchinetta color puffo. Anche se a volte la odio, anche se inquina e fa caldo, anche se è una scatola che mi imprigiona dentro. Cosa avrei fatto in questi mesi senza di lei? Le sono riconoscente. Mi ha aiutata ad esprimere una cosa che si chiama indipendenza, mi ha aiutata negli spostamenti da un lato all'altro della città, mi ha aiutata a correre lontano quando non potevo restare a casa, mi ha accompagnata a Trapani in un giorno speciale, ha ascoltato le mie urla ed i miei singhiozzi, si è bagnata delle mie lacrime, e mi ha ascoltato cantare a squarciagola. Mi ha portato al mare o accompagnata nelle curve sulle montagne, mi fa compagnia la notte e mi riporta sempre a casa sana e salva. Certo, io la maltratto, le faccio fare le curve veloce, la faccio correre tanto perchè sono sempre in ritardo e la lascio per prendere la mia bici che con il suo senso di libertà e fatica è il mio grande amore. Vento e sudore, cielo sopra la testa e gambe gonfie, sorrisi alla gente e soddisfazione personale. Sono un'opportunista!
Opportunista per l'indipendenza. Ma cosa è l'indipendenza? Riuscire a fare tutto da soli? Uscire la sera e tornare a casa senza disturbare nessuno? Non avere biogno degli altri? Non dipendere dagli oggetti? Essere liberi di andare dove si vuole? Di fare ciò che si vuole? Non rendere conto a nessuno? E' legata alla libertà dunque?
Mmm, devo pensarci... Io cerco di cavarmela sempre da sola, raramente chiedo aiuto, semmai chiedo consigli, esco la sera ed anche se faccio tardi torno sempre sola.
Però ho bisogno delle persone, del loro calore, del loro affetto, del loro amore, ho bisogno di sentirmi tra loro. Chi riuscirebbe a vivere solo? Solo i mistici, ma non per niente si chiamano così. Mi piace la compagnia e le persone e quello che mi trasmettono, cerco di prendere quanto di positivo mi danno e ricambio volentieri. Ho bisogno dell'amore, di sentire calore e di trasmetterlo ad altri. E così con l'affetto.
Ho bisogno anche degli oggetti, uso la macchina perchè ne ho la necessità, senza non riuscirei ad andare lontano e a correre veloce, sfrutto gli oggetti per i miei scopi. Li uso senza mezzi termini. Sono fatti per trarne il massimo beneficio, non per essere coccolati. Avete presente i maniaci che si lavano l'auto sotto casa e la lucidano per bene ogni settimana, la chiamano per nome e piangono se c'è un graffio??? Ma daiiii. Io queste cose non le concepisco. Sono materiale? Credo che l'affetto debba essere dimostrato alle persone e non agli oggetti. E quando dicono: ma è un ricordo! Ma un ricordo è il passato, vuoi rimanere lagato al passato o vivere nel presente, butta quello che è rotto o non funziona più bene! Sai cosa ti perdi? Perdi tempo (penso a mia zia che non voleva rottamare l'auto ormai a pezzi, e preferiva portarla dal meccanico ogni settimana e rimanere a piedi, finchè si è decisa, ma quanto ci ha messo! Ed ora non ricorda nemmeno più di che colore era la macchina vecchia) e nuove scoperte.
Mi è venuta confusione, non ricordo più che volevo dire, dove volevo arrivare. O forse ci sono arrivata, chissà... o forse no... cmq ormai sono stanca di scrivere, magari scriverò la seconda parte, sempre che me lo ricordi!

lunedì 30 giugno 2008

Ed io che volevo andare in Africa...

A dicembre un'amica mi ha detto: parto per l'Africa! Io ho pensato che non era affatto una brutta idea, magari potevo andare con lei, così avrei riproporzionato il mio dolore ed i miei problemi, riconducendoli ad una scala di valori ben più grande, quella dei valori assoluti, del diritto alla vita. Poi non l'ho più fatto a causa di vari problemi. Però l'esperienza da volontaria in un campo missionario mi è rimasta sempre nel cuore. Lei parte fra 15 giorni. Io invece no, resto qua, e non credo cambi poi tanto, perché oggi ho scoperto che l'Africa è anche qui.

Oggi tornavo a casa in bici, e meno male, mi è servito da sfogo, ho pedalato senza musica nelle orecchie, ero accompagnata dal rumore dei miei pensieri. Nella mia testa immagini, parole e pensieri andavano alla stessa velocità delle pedalate, vortici in cui tutto entrava e si agitava. Ho posato la bici in garage e in quel centinaio di metri a piedi per raggiungere casa, il senso di vomito, i crampi allo stomaco e il pianto tenuto dentro non mi hanno abbandonato. Nemmeno ora.

I bambini hanno dei diritti, lo abbiamo studiato tutti a scuola, no? Ma l'abbiamo mai capito?
Noi, in fondo, siamo privilegiati. Noi abbiamo dei genitori che per quanto non perfetti possano essere ci hanno fatto crescere e curato con amore. Amore che non è dire ti voglio bene, amore che non è coccolare, amore che non è comprare i giocattoli. L'amore è accudire i figli, lavarli, vestirli, sfamarli e portarli a scuola. Già questo basta, già questo è amore.

Ho visto un uomo oggi, o per meglio dire un maschio, che puzzava di vino, un pò esaltato, un misero senza sentimenti.
Oggi io mi sento in un posto imprecisato del terzo mondo, fuori dal tempo.
Oggi ho visto come dei bambini non dovrebbero mai vivere, ho capito il significato di parole scontate, logiche. Ho conosciuto la vera sporcizia, quella esterna e quella interna.
So cose sui pidocchi che sconoscevo e non avrei mai voluto sapere.
E ci sono cose che ancora non so, e non ho il coraggio di domandare.

Mi sento una stupida ragazza viziata, che ha avuto ed ha tutto e non lo capisce. Mi sento in colpa. Mi sento vigliacca e fortunata.

Ancora oggi esistono persone che mettono al mordo dei figli perché non sanno come si usa il preservativo. Sfornano figli e non se ne occupano, li sfamano con la prima cosa che trovano e poi li lasciano vivere in un tugurio abbandonati a se stessi, con croste e pidocchi che li invadono, tutti neri di sporcizia e gli stessi vestiti sempre addosso mai lavati. Io non credevo che certi posti potessero essere abitati, io non credevo che un padre potesse comprarsi una birra e non lavare le proprie figlie.

E penso che cosa dev'esserci nel cuore di queste piccole... Chi conosce davvero la paura che vive nel cuore di un bambino maltrattato? Io le uniche paure che ricordo sono quelle per aver rotto un vaso, un piatto, per non aver fatto i compiti. Che ne so io della paura dei genitori che urlano, rompono ogni cosa, delirano e cantano lamentandosi in preda all'alcool? Che ne so della paura di uscire di casa, della vergogna? Che ne so di cosa si prova pensando che quello è cmq amore, è cmq protezione, è cmq l'unica famiglia che conoscono?

Io non ho mai vissuto nella casa delle bambole, casa mia non era disinfettata e perfettamente sterile, io giocavo per strada con gli altri bambini, mi sporcavo con la terra e accarezzavo gli animali. Non mi fa schifo nulla, non ho paura degli insetti e non mi reputo una schizzinosa.
Oggi invece ho scoperto che sono tutto ciò. Oggi mi ha fatto tutto schifo. Oggi ho conosciuto la vera sporcizia. Oggi non volevo bussare a quella porta, non volevo vedere cosa si nascondesse dietro.
Nessuno dovrebbe vivere così, nessuno. Figuriamoci dei bambini. Nessuno dovrebbe essere trattato così, nemmeno gli animali. E pensare che lo fa un padre...

Altro che paladina della giustizia! Oggi ho messo tutto in discussione. Non sono coraggiosa, non sono una brava ragazza. Sono stata vigliacca e codarda; volevo non sentire oltre, volevo non vedere oltre.
Oggi sono diventata cattiva. Oggi ho provato rabbia. Oggi mi sono odiata. Oggi ho capito che l'inferno esiste e lo creiamo noi stessi.

Sono tornata a casa, ho aperto la porta di casa ed ho abbracciato i miei genitori.
Mi sono scese delle lacrime silenziose.
Gli ho detto solo una parola: Grazie.

P.S. Niente commenti a questo post, per favore. Niente lodi. Fermatevi solo un attimo a pensare quanta gente vi ama davvero.

lunedì 16 giugno 2008

Storie di furti e non solo...

Voglio scrivere questo post da parecchio, voglio raccontare una storia, una delle tante che mi ha insegnato il centro e la gente. Mi è tornata alla mente perché pochi giorni fa ad un amico hanno rubato la moto, all'interno del cancello di casa.
Per chi non sapesse come funziona qui, lo spiego in due parole: qualsiasi cosa ti rubino puoi riaverla, bastano le persone giuste e giusti "argomenti". Tutto qua. Semplice, no? D'altronde devi pur ringraziare per il disturbo...
Ma non sempre è così, dipende dai quartieri, dalle loro leggi. A volte i furti non sono organizzati e pianificati per essere poi restituiti dietro compenso. A volte è la fame che ti spinge a rubare, a volte non è lucro ma bisogno, non organizzi, ma prendi quello che ti capita sotto tiro.
E così è successo al centro, una sera che avevamo deciso di rimanere fino a tardi e mangiare tutti insieme, una sorta di festa, un giorno per staccare e divertirci tra noi volontari ed operatori.
Ad un tratto della serata però un imprevisto che nessuno avrebbe mai pensato, rubano la moto ad uno di noi. Caspita che colpo! La moto era posteggiata proprio davanti le scale del centro, a pochi passi da noi e dalle stanze accese.
Il tempo di realizzare cosa fosse successo che alcune di noi iniziano a chiedere alle signore in strada. Inutile dire che lì conosciamo tutti e tutti conoscono noi.
Il centro è un organismo che si è venuto ad inserire in un contesto sociale consolidato e con esso cerca di mediare tutti i giorni, instaurando e mantenendo equilibri sul filo del rasoio. Lì si insegna, per quanto possibile, onestà e lealtà, si da una alternativa alla strada, ed è superfluo sottolineare che non è visto da tutti di buon grado. C'è chi lo ama e chi lo odia. Ma anche chi lo usa e viene a patti.
E' il simbolo di un cambiamento, e fino ad allora noi non sapevamo come realmente fosse visto da chi il quartiere lo abita. Lo abbiamo scoperto solo quella sera...
Ritornando a quella sera, ci dividiamo in gruppi e occupiamo ogni angolo della piazza, parliamo con la gente cercando di capire che fine avesse fatto la moto. In breve tempo intorno a noi si crea una calca di ragazzini, tutti col telefono in mano, in un via vai di scooter.
Ad un tratto ci chiamano, vogiono le chiavi... Dopo 5 minuti ecco che arriva un ragazzo sulla moto, la posteggia esattamente dove era prima, saluta e va via... lasciandoci tutti senza parole...
Al di là di tutto quello che si può dire, al di là dell'inutile retorica, ci siamo accorti che la realtà è ben diversa da come dovrebbe essere.
Normalmente si sarebbe dovuto denunciare un furto, normalmente non si discute con i ladri, normalmente questi si chiamano "reati". In realtà però la moto è stata restituita. E senza uscire denaro. Non voglio dire che hanno fatto bene a rubare una moto, assolutamente, non sto giustificando quello che cmq è sempre un atto illegittimo, sto solo analizzando la cosa dal punto di vista sociale. In quartieri particolari qualsiasi segnale anche piccolo è una conquista; che il furto sia stato uno sbaglio, questo è innegabile, ma la restituzione della refurtiva è tuttavia un indizio positivo, no?
Che significa allora tutto ciò?
Significa che il centro sociale non ha cambiato la realtà del quartiere, ma ne è stato assorbito. E si è adeguato alle sue regole, che usa a suo vantaggio. Ma tutto ciò non è una cosa negativa in sè. Sembra strano ma è positivo. Il centro è stato accettato, è stato riconosciuto parte integrante, cosa loro.
Un principio mafioso? No, in realtà è un principio sociale. In una società non si va uno contro l'altro, all'interno di un gruppo si è solidali, è con gli altri, gli "estranei", che si fanno le guerre. La moto è stata rubata di sera, quando nessuno del centro di solito è lì, è sembrato appartenesse a qualcuno di passaggio, non a qualcuno della stessa comunità, infatti una volta capito lo sbaglio è stata restituita.
Non siamo nemici, ma parte integrante del quartiere. Non siamo visti come intrusi, ma siamo rispettati. Il centro, portatore di valori diversi dai loro, è degno di rispetto!
Il centro, inoltre, si adegua alle abitudini sociali del quartiere, dialoga, discute, parla. Non ricorre ad un potere esterno, ma esercita il suo nel linguaggio comune della strada. Questa è integrazione. E l'integrazione è un segno positivo.
Essere accettati in un contesto del genere è significativo. Riuscire a mediare anche. Non è complicità, ma agire all'interno di un contesto utilizzando le loro regole, portare a piccoli cambiamenti poco per volta, conquistandosi la fiducia della gente... Farsi accettare per fare accettare i propri valori, poco per volta, senza imposizioni, lasciando una libera scelta.

E c'è un altro aspetto, per me eccezionale, di questa storia: le donne!
Sono state proprio loro ad attivarsi per trovare la moto. Noi volontarie donne abbiamo parlato con le donne del quartiere e queste hanno parlato a figli e mariti. Le donne, in un quartiere degradato come quello, hanno un loro potere e non sono sempre subordinate. Fa piacere constatare che le donne sono ascoltate e prese in considerazione, che possono cambiare le situazioni, che riescono a convincere gli uomini. Credo che una delle molle di sviluppo sia proprio questa loro forza, questo loro essere combattive, questo farsi portatrici di principi nuovi, questo appoggiare i figli nello studio, questo ribellarsi al quartiere ed anche ai mariti, questo non subire più da inermi, questo essere consapevoli che si può cambiare, anche in un quartiere come il loro...
Viva le donne, viva le madri.

venerdì 13 giugno 2008

Uno sguardo indietro

Un post, o meglio una foto con sotto delle parole, ed ecco che mi ritrovo dapprima con le lacrime agli occhi, ma dopo felice. La foto rappresenta una strada e le parole parlano di vita. Vita che per alcuni è in salita, per altri in discesa, ma quello che mi ha più colpito è stato leggere che se ci si guarda indietro si è orgogliosi di quanta strada si è fatta e di se stessi.
All'inizio non sentivo queste parole dentro, percepivo il loro significato ma non le avevo fatte del tutto mie. Invece, per caso, facendo un pò di pulizia nella posta elettronica, ho ritrovato delle email mai spedite, delle bozze.... E' stato un guardarsi indietro, un portare indietro le lancette del tempo a mesi fa... Le ho rilette e ho iniziato a guardare tutta la posta... e sono stata felice.
Perché ho capito quante conquiste ho fatto, quanto lavoro c'è stato, come se in silenzio, sommessamente, avessi ricostruito un'altra me, e così è stato davvero.
Un'amica ieri me ne aveva parlato, ma chissà perché i ricordi che servono davvero si cancellano dalla mente e rimangono solo alcune cose scelte a caso dall'elaboratore umano del nostro cervello.
Così, rileggendo, ho ricordato emozioni e sensazioni lontane anni luce, ho letto paure e ansie ormai cadute nel dimenticatoio, ho letto stati d'animo che per magia non ricordavo nemmeno più.
E mi sono sentita forte, più che mai, in un periodo in cui invece mi sento fragile. Ho impiegato molte energie fin qui, e forse pensavo che a questo punto tutto sarebbe passato e finito, niente di più falso. Ancora ho molta strada davanti, ma altrettanta dietro.
L'inconscio riporta alla luce brandelli di vita, vecchie speranze, i sogni si popolano e disturbano la quiete di questa nuova vita, ma io li sto a guardare. Io che pure nei sogni non sto mai ferma, che scalpito anche in quel mondo parallelo, in questi sto a guardare, come spettatrice di un film, immobile davanti alle riprese di una vita che fu.
I vecchi problemi sono stati superati da nuovi, difficili, ma stavolta risolvibili. Tutto dipende da me e non devo scordarlo. Devo continuare la mia strada dovunque mi porterà, ma certo mai più indietro. Sono felice perché tutto quel dolore che ho letto ora è alle spalle, perché sebbene ancora piango, ho ricordato come ero prima, e mi sembra un'altra persona, lontana anni luce.
Ora sono allegra anche con le lacrime, che vengono sì, ma vanno via anche velocemente.
Ora ho imparato ad ascoltare di più le persone e a credere nelle loro parole sebbene a volte sia difficile... se penso a tutti i proverbi che ho sentito e che mi facevano infuriare!
Ora ho voglia di uscire ed il mondo fuori mi sembra splendido e pieno di cose che aspettano solo di essere vissute.
Ora, anche se sola, mi sento parte di qualcosa, sento che ho intorno persone che non scorderò mai, che ognuno di loro è un tassello della mia vita, quella nuova. Molto lo devo anche ad ognuno di loro, che mi hanno trasmesso le loro ricchezze e mi hanno fatto pensare più di quanto non avrei mai potuto fare da sola.
Ora ho nuovi sogni, nuovi progetti, e non mi sento più fuori posto. Non mi sento più una vittima, nè un carnefice. Ho un posto in questa vita, ancora temporaneo, ma meglio di nulla.
Mi sento come se stringessi tra le mani un biglietto di andata in cui la destinazione ultima ancora non è stata scritta. Dove mi porterà la vita non lo so, ho smesso di pensarci da mesi, e non ho nessuna intenzione di farlo ora, e forse mai. Si vive alla giornata, come per non morire mai, come per prendere quello che di buono c'è in ogni giorno, niente progetti nè lunghe attese, niente false aspettative. Solo vita.

domenica 8 giugno 2008

Femminilità

Mi hanno sempre affascinato le donne femminili, una donna bella o brutta che sia, se è femminile incanta. Incanta con i suoi gesti, con il suo modo di fare, con la sua naturalezza.
Mi ricordo che diversi anni fa, già donna, mi sentivo impacciata con un paio di tacchi ed una gonna. Mi ricordo le prime volte che mi mettevo un vestito, lasciare i jeans e le scarpe comode, vestirsi di un unico pezzo di stoffa, che strane sensazioni, mi sentivo quasi nuda, vulnerabile. E' strano? E' atipico? Non so, non ne ho mai parlato, nemmeno con le amiche. Chissà perché mi sentivo così, forse per la paura di tirare fuori la femminilità che avevo dentro, e sentirmi indifesa agli occhi degli altri, scoprire nei loro visi di essere qualcosa che ancora non conoscevo di me.
Poi mi sono abituata, mi piaceva vestirmi da donna, però lo facevo raramente. Io crescevo ma agli occhi di chi avevo vicino ero sempre la ragazzetta di 18 anni. Quante volte mi ha fatto rabbia questo, quante volte non riuscivo a capire il perché, quante volte la mia femminilità è stata respinta, quante volte mi sono sentita non capita. E' brutto vedere un sorriso che ti fa sentire diversa, inadeguata e prigioniera di una condizione che non senti tua.
Per tanti anni, troppi davvero, sono sempre rimasta una bimbetta. E non sono mai stata capace di reagire e dire no, io sono altro, sono molto di più. Sono una donna, con esigenze e aspetto tali.
E' strano scoprire la propria femminilità a trentanni, ora che finalmente sono libera di esprimere me stessa con tutti i mezzi a mia disposizione. E scoprire che a determinate azioni corrispondono delle reazioni. Imparare a capire un mondo nuovo di gesti e di segnali, senza parole, silenzi e sguardi che scrivono un nuovo linguaggio.
La prima cosa che ho fatto è stata cambiare tutto, anche in questo. Sono partita da una cosa banale, ho fatto compere. Dovevo costruirmi la mia nuova immagine, dovevo dare dei vestiti alla Sabrina che stava nascendo, così come si fa con i neonati. Sarà stato stupido, ma mettere un vestito, dei tacchi, gli stivali, tutto aveva un nuovo significato, tutto serviva a me, mi esprimeva, era un modo per dire, ecco, sono un'altra persona, sono me stessa, e non quello che qualcun altro vuole vedere.
E questo mi ha dato sicurezza, ho iniziato a camminare per strada cullandomi nel rumore dei miei passi. Anche questo sarà scemo, ma il rumore dei tacchi, quel tic tic sul pavimento, lo svolazzare della gonna, i capelli al vento, mi ricordavano quello che ero e che stavo per perdere, la donna che sono.
L'abito non fa il monaco, ma è un modo per comunicare, per mostrarsi. Ed io volevo apparire quello che ero. Ho riempito l'armadio di gonne, di vestiti, di scarpe. E nel frattempo prendevo consapevolezza della nuova me.
Femminilità però non è solo gonne e tacchi, è qualcosa che si ha dentro, è un valore aggiunto che non tutte le donne hanno. Ed è stata una sorpresa sentirmi dire che sono femmina. Si, io, proprio io. Finalmente presa sul serio, non più battute e sorrisini. Come dice qualcuno sto scoprendo il potere femminile, un po tardi, ma chissenefrega, meglio che mai.
Certo, in questa realtà in cui tutto è ambiguo, in cui i rapporti non sono più semplici e lineari, riscoprirsi a trentanni non è semplice, non è semplice capire le regole, ma inizio a divertirmi. Mi diverte scoprire un mondo nuovo, anche se molto che vedo non mi piace, anche se spesso non lo condivido, ma ognuno fa le sue scelte, ed io credo nelle mie, però sto imparando a giocare. E sto crescendo come donna.
Una donna e siciliana, una donna scura e mediterranea, materna. Una donna piena di contrasti, una donna calda e protettiva. Una donna complessa ed anche forse complicata, chi lo sa. Una donna dai colori forti, in bianco e nero, una donna che non si difende. Una donna che si atteggia forte, ma come dice qualcuno è dolce e fragile. Forse è così. Ma il coraggio e la forza non nascono forse dalle paure e dalle debolezze, dal loro superamento?
Io so solo che ora mi sento me stessa, e imparo cose nuove di me ogni giorno. E che ora mi sento femmina anche con indosso un paio di jeans e le scarpe da ginnastica.
Cambiare per poi ritornare alle stesse cose, ma che ora sono diverse, cambia il punto di vista.
Si cambia dentro. Non fuori.
E si può scegliere.

giovedì 5 giugno 2008

Ricomincio

A volte mentre tutto tace e regna la calma si risvegliano le ferite, iniziano dapprima a solleticare fino a riaprirsi ad a sanguinare. Un perchè preciso a volte non si può dare, non sempre le cose hanno un nome, saranno i ricordi che a volte tornano a galla prepotenti anche se si è fatto di tutto per spingerli in fondo ad un fiume legati ad un masso, sarà il cinismo che alla fine arriva anche per la più rosea sognatrice, sarà che tutto all'improvviso sempre uguale a prima... ma non lo è.
Tanta vita c'è stata in mezzo a questi mesi, tanta gente, tante emozioni. Nuovi sogni, sogni vecchi, basta che siano sogni.
Perchè di nuovo lacrime allora? Perchè non credo più a nulla? Perchè vedo già la fine delle cose? Sarà normale, sarà proteggersi, sarà crescere, ancora.
Ho sempre guardato con sospetto chi professava che l'amore non esiste, ed ora mi ci trovo in mezzo, per la prima volta dall'altra parte della barricata. Fa uno strano effetto. E' come essersi svegliate da un coma lungo 10 anni e realizzare che non si è vissuta tutta una vita e tante esperienze, che si è ancora bambini alla scoperta della vita in un corpo diverso. Ci si risveglia adulti e vaccinati... un vaccino doloroso.
Si chiede aiuto alle persone sbagliate, di nuovo, si crede che essersi detti tutto possa significare conoscersi, capirsi, ma non è così. Avrei dovuto ricordare che ci sono solo io, che posso contare solo su me e le mie forze. Si, su di me, la persona migliore che ho vicino, quella che mi capisce, che mi perdona, che mi coccola, che mi ama, quella che avrò sempre al mio fianco, e dopotutto non è una brutta compagnia...
Mi sembra di aver lasciato il mio percorso a metà, come se qualcosa mi avesse distratto da me, perchè io per ora sono la persona più importante della mia vita, per ora e per sempre...
E allora ricomincio ancora, ormai sono brava a ricominciare, e stavolta non da capo. Ricomincio dalle nuove e vecchie persone che ho accanto, ricomincio a coccolarmi di nuovo, continuo quello che avevo lasciato ed interrotto, porto a termine quello che c'è da finire, ultimandolo o ricominciando da capo se proprio non riesco a ritrovarne il senso.
Continuo questo post che non avevo finito. Lo dedico ad una persona, ad un sorriso che c'è sempre e che contagia, che trovo quando meno me lo aspetto ma quando ne ho più bisogno. Sarà telepatia?

Un bacio,
Sabrina

mercoledì 30 aprile 2008

Lascia fare agli amici...

Non so perchè, ma da qualche tempo a questa parte i miei amici e conoscenti si stanno impegnando a trovarmi un... fidanzato.
Dico, ma che problema ho, e poi, tutta sta premura... Intanto chiunque mi incontra, appena sa che sono single, inizia a elencarmi nomi cognomi professioni e stati di famiglia, e mi dice: ci penso io... ma anche no, rispondo io...

E finchè sono conoscenti tutto ok, può essere solo un modo carino per dire, ma come, una bella ragazza come te (che poi non è mica vero, ma è una frase fatta che va bene per tutte!) tutta sola??? A parte il fatto che ho scoperto solo da poco che meglio sola che malaccompagnata, ma che impaccio faccio io? Posso saperlo? Vi do tanto fastidio da sola? Eppure non rompo le scatole a nessuno... Non esco con coppie, non disturbo gli amici sposini, faccio la mia vita a volte mondana a volte meno, ma sempre tranquilla e felice!

Il problema nasce quando sono le "amiche" a iniziare a farmi propaganda... ecco, mi sento come in campagna elettorale... carina, dolce, affabile, paziente, premurosa, cucina bene... ma BASTA!
Ieri mi sono sentita chiamare e abbanniare (come al mercato si fa con il pesce, pesce frescoooo) come una fimminuna da sposare... oltre alla battutona che ormai mi faccio da sola ridendo pure io, mi chiedo, ma perchè...

E ora pure nuovi amici si scatenano nella ricerca, nell'ordine aspetto di conoscere: un insegnante, un marinaio e un non so cosa so solo che è catanese...

Allora, amici miei, parliamone, capisco che finora non ho scelto con arguzia e ingegno, capisco che mi volete bene e volete evitarmi di sbattere sempre la testa al muro... ma calmatevi un pò, senza tutta questa fretta... e poi, saranno pure fatti miei, nooooo???

Cmq vi voglio beneee :-D

martedì 29 aprile 2008

Vaffanculoooo

Vaffanculoooo

vaffanculo a chi non vuole capire
vaffanculo a chi si incontra ma non si dovrebbe
vaffanculo al passato
vaffanculo ai legami
vaffanculo alle paure
vaffanculo perchè sono solo scuse

vaffanculo a chi si concede sempre troppo
vaffanculo a chi non vuole vedere
vaffanculo a chi ci crede sempre
vaffanculo a chi è sempre buono
vaffanculo a chi ci ricade
vaffanculo perchè prima o poi devo capirlo!!!

scusate lo sfogo

domenica 27 aprile 2008

5 per mille

Posso fare un pò di sfacciata pubblicità? Posso invitarvi a devolvere il 5 per 1000 al centro sociale San Saverio (il mio centro) ? Bè, io intanto lo faccio, non credo ci sia nulla di male, no?

Vi posto uno dei volantini... senza impegno, ovviamente ;-)

mercoledì 23 aprile 2008

Sabrina is back!

Sabrina è tornata.
Anche se ci sono sempre stata in questi mesi, mi rendo conto solo ora di essere tornata me.
E' tornata la Sabrina di sempre, quella allegra piena di voglia di vivere, quella affettuosa (ambrosoli, così mi chiama Flò), quella con una voglia di libertà immensa, quella a cui non piacciono gli orari, quella che perde il telefono in borsa e lo lascia lì scarico per giorni. Quella che indossa scarpe da ginnastica jeans e maglietta come se avesse 15 anni. Quella che gira per Palermo in bici con il vento tra i capelli, facendo lo slalom tra le macchine con la musica nelle orecchie. Quella che qualsiasi cosa vede vuole farla da sola, sia una borsa o una lampada o un mobile. Quella dalle mille passioni e dalla voglia irrefrenabile di ridere e scherzare. Quella che adora fare le c....te, tanto chissenefrega, si vive una volta sola. Quella che accetta le sfide e ne inventa di nuove. Quella che c'è sempre se hai bisogno, quella che ti regala sempre un sorriso e ti sgrida anche, e ti dice come stanno davvero le cose.

Me ne sono accorta ieri.
Finalmente ho ripreso la bici dal garage e via di corsa al centro. Avevo troppa voglia di andare in bicicletta ed ho allungato terribilmente pur di fare le strade che piacciono a me. Quasi un'ora per una strada che normalmente faccio in 20 min circa. Ma ne è valsa la pena. Capelli sciolti al vento, sole in faccia, musica nelle orecchie e sguardo al mondo. Cosa volere di più? Magari meno auto e meno smog, ma mi accontento lo stesso...

Ero in pace con me e con il mondo, mi trovavo al posto giusto e nel momento giusto. Tutto aveva senso e non avrei potuto desiderare altro. Una strana sensazione, non stavo facendo nulla di spettacolare, la mia solita vita, la mia vita di prima, ma era esattamente quello che volevo.
Sentirsi felici senza motivo, contenti per se e per cosa si fa, senza desiderare per forza la luna. Non è accontentarsi, ma solo godere di quello che si è e che si ha, prendere finalmente consapevolezza di se stessi e del proprio valore, sia nel bene che nel male, e della propria vita.
Ed essere liberi... liberi di essere tra le righe, liberi di essere anticonformisti, liberi di pensare con la propria testa, liberi di vivere le emozioni, liberi di amarsi e di amare gli altri, liberi di vivere come si vuole, liberi di essere ciò che si è senza maschere o ipocrisie.

Tutto ciò l'ho capito andando in bici, ieri, alle 20.00, con i negozi che chiudevano, le persone che tornavano a casa di fretta, il cielo che diventava sempre più buio, ed io che mi sentivo sempre più libera e felice, e cantavo a squarciagola "tutta mia è la cittààà" con la gente che si fermava un attimo a guardarmi incuriosita, o mi prendeva per pazza.

E forse un pò pazza lo sono davvero.
Non mi piacciono le stupide convenzioni sociali. Ho voglia di cantare anche se sono in bicicletta? Io canto. Sono stonata? Pazienza, nessuno è perfetto, no?
E poi mi sono sempre piaciuti i difetti e non i pregi; sono ancora più pazza, vero?
Che ci posso fare se trovo molto più interessanti i nei della perfezione. La perfezione non esiste ed è stupido cercare di affannarsi tutta la vita per trovarla in se o nel mondo che ci circonda.
E' stupido non piacersi sia fisicamente che caratterialmente. Che noia se tutti fossimo modelli di bontà, saggezza, integrità e di bellezza, che noia gli adoni in tutta la loro possenza, che noia non litigare mai e andare sempre d'accordo.
Io amo i difetti delle persone, i nasi grossi, i capelli scombinati, la pancetta, le asimmetrie del viso, tutto quello che caratterizza una persona e la rende unica. Avete mai notato come i visi rifatti si assomigliano un pò tutti? Anche il nostro fisico esprime il nostro carattere, siamo strettamente legati ai nostri difetti estetici, siamo tutti diversi e meno male!!!
Che bello il confronto, le diversità, camminare per strada e vedere tremila colori, sapori, facce ed etnie diverse. Non sopporto le abitudini, gli orari e i programmi. Amo invece la creatività e le piccole follie, amo l'oggi e non il domani, l'imprevedibile e le cose fatte per istinto, senza motivo apparente.

Io sono fatta così ed anche in tanti altri modi... ecco, Sabrina è tornata, è cambiata per poi ritornare la stessa (o quasi). Che giro che ho fatto però! E tutto solo per prendere consapevolezza di me!!! In fondo mica poco, no?

E ora vi salutato, e lo faccio con una frase che mi piace tanto ed ho imparato da poco, si usa tra fotografi per augurarsi dei buoni scatti, ma io ci vedo mille altri auguri...

Buona luce a tutti,
Sabrina

domenica 20 aprile 2008

La mia prima mostra!

Sabato sono andata con un amico a vedere la mia prima mostra fotografica.
Mia nel senso che c'erano anche foto mie esposte. Certo, la mostra non era un gran che, organizzata un pò alla buona, così come l'esposizione stessa, ma è il pensiero quello che conta, no? (la frase non è delle più azzeccate, ma mi piaceva e l'ho usata ;-))

Una mostra fotografica, con tra le altre, foto mie, solo mie. Una cosa che ho fatto tutta da sola, che ha fatto la nuova Sabrina, Sabrina e basta...
Certo, non ci sono state selezioni e quindi vale poco che ci siano le mie foto perché ci sono le foto di tutti quelli che le hanno mandate, quindi potrebbero essere anche solenni schifezze, ma chissenefrega! L'importante è averlo fatto. L'importante è averci creduto. L'importante è sentirsi emozionati. L'importante è avere visto le proprie foto esposte e aver visto gente sconosciuta che le guardava. L'importante è avere una passione che cresce...

L'importante è.... che ho speso € 450 nella nuova macchina fotografica!!! La mia prima macchina reflex digitale!!! La mia nuova metà, come la chiamo io. Una Canon 400D che grazie allo stesso amico di sopra, compagno di avventure fotografiche e di passioni, ho potuto comprare a questo prezzo stracciato!!! Grazie Aleee

Ed ora una foto che immortala il momento... hi hi


P.S. Oltre alla foto c'era pure un breve racconto che le illustrava... magari poi posto tutto ;-)

mercoledì 16 aprile 2008

Ho il tuo numero...

Qualche giorno fa S. mi ha preso sottobraccio:
- Lucia mi aiuti a fare i compiti? (mi chiama sempre Lucia, pazienza!!!)
- Si, cosa hai per oggi?
- Italiano, una lettura e molte domande
- Dai, prendi il libro...

S. inizia a leggere "L'esperienza esaltante della droga". Caspita, lezione seria oggi pomeriggio!
Lei legge e più legge più penso...
Penso a me a 12 anni, penso a me ragazzetta felice senza problemi, che nel mio mondo e tra le mie amicizie non ho mai avuto di questi problemi. Un'infanzia felice e serena, la mia, nessun problema e bravi ragazzi come amici, un mondo idilliaco insomma.
E la sua infanzia, invece? Chi avrà come amici? Le sarà mai capitato di avere avuto offerto qualcosa? I miei erano anche altri tempi, le droghe c'erano ma non così diffuse, specialmente tra i ragazzini. C'erano le canne, ma quelle contano poco, e poi c'erano le droghe pesanti, e quelle ai ragazzini facevano paura...
Ma ora, tra pillole e acidi, masticati come caramelle o sciolti nelle bibite, è tutto più facile, tutto indolore, tutto un gioco.

La lettura va avanti. La protagonista della storia va ad una festa, tutti sono gentili e carini con lei, la accettano e le sono amici, lei conosce bene solo una ragazza lì, e questa le offre da bere e le dice che inizieranno a giocare, tutti tranne uno, una specie di balia, una baby sitter. Lei beve e inizia a sentirsi male, e poi ride, ride, ride. Un mondo fantastico le si apre davanti, luci, colori, suoni, risate... Poi, però, passata la festa, continua a farlo ancora senza sapere perchè, tutto non ha più senso senza quei viaggi, inizia la dipendenza, l'assuefazione. Inizia una vita vuota.

Finita la lettura si passa alle domande.
Dopo quelle di analisi del testo, quelle facili, quelle sui protagonisti, sulle loro azioni e sui luoghi in cui si svolge la storia, arrivano quelle difficili, quelle che odiano perché devono parlare di loro, quelle sulle riflessioni... "Tu come ti saresti comportata? Perché la ragazza rimane e non va via? Se ti capitasse di avere un amico nella stessa situazione come ti comporteresti? Lo allontaneresti, ne parleresti con qualcuno?..."
Ecco che inizia il mio vero compito. Fare volontariato non significa solo farli leggere bene e aiutarli a scrivere in italiano. Angela, Floriana, Emanuela, Lucia ed io ci troviamo a dover affrontare il ruolo di educatrici, così come dice Michela. Alla fine che facciano tutti i compiti importa veramente poco, serve invece aiutarli a crescere, a fare delle scelte, a fargli capire la differenza tra il bene ed il male, a conoscersi e a capire quanto ognuno di loro sia speciale ed importante e a renderli curiosi del mondo che c'è lì fuori.

Un pomeriggio di qualche settimana fa, alla stazione, in attesa di un pullmann, Lucia mi ha detto: "fuori c'è un mondo che lei non vedrà mai se continua così, e questo mi fa rabbia".
Si, la cosa contro cui dovremmo davvero lottare è l'assenza di sogni e di aspettative di questi bambini. I sogni non servono in quel quartiere se non a mettere grilli per la testa.
Finita la scuola media i ragazzini imparano un mestiere o vanno a travagghiari in nero, o aiutano il padre nella putia o per strada, l'importante è purtari u pani rintra.
E le ragazze? Per loro è ancora più dura; fanno le faccende e accudiscono i fratelli minori, l'unico sogno che gli è concesso è quello di sposarsi e avere una casa tutta loro, un marito e dei figli. Che poi non è nemmeno sbagliato come sogno, ma non dovrebbe essere l'unico. Dovrebbero volere una loro autonomia, essere curiose, conoscere il più possibile e coltivare le loro passioni, non rinchiudersi in una casa davanti la tv in attesa del marito; dovrebbero vivere!

Ritornando a S., abbiamo parlato, l'ho guardata, le ho sorriso e le ho spiegato che lei è l'unica persona importante, il resto non conta, conta solo cosa vuole lei, non gli altri.
Gli amici, se sono veri, ci accettano così come siamo, non ci impongono regole e comportamenti da branco. Ognuno di noi è libero di dire di no, senza alcun obbligo o imposizione esterna. Una sigaretta, una pillola, una avance pesante, possiamo sempre rifiutare, dobbiamo.
E se ci deridono, se ci isolano, se ci lasciano a piedi, si vede che non era quello il nostro posto, c'è sempre una alternativa, c'è sempre qualcuno con cui parlare, c'è sempre un'amica più grande, ci siamo sempre noi su cui può contare e che possiamo andare a prenderla a qualsiasi ora ed in qualsiasi posto, senza rimproveri nè urla.

Alla fine della lezione ha voluto il mio numero di telefono...

Ora nel corridoio mi sorride e mi indica il cellulare: ho il tuo numero...

Intreccio e groviglio

Intreccio e groviglio

Intreccio e groviglio...
due modi opposti per unire mondi diversi, sensazioni, emozioni...
a ognuno la sua scelta.


Questa foto l'ho postata qualche giorno fa su flickr, ma credo che debba avere un suo posticino anche qui...

Leggendo qua e là...

  • "...ho letto una volta che gli antichi saggi credevano che nel corpo ci fosse un ossicino minuscolo, indistruttibile, posto all'estremità della spina dorsale. Si chiama luz in ebraico, e non si decompone dopo la morte nè brucia nel fucoco. (...) in me (...) è sorto il pensiero, folle e dolce, che forse il mio luz non si trova dentro di me, bensì in un'altra persona." da Grossman, Che tu sia per me il coltello
  • "...gli ho detto, quel che di bello c'è nella vita è sempre un segreto... per me è stato così... le cose che si sanno sono le cose normali, o le cose brutte, ma poi ci sono dei segreti, ed è lì che si va a nascondere la felicità.." da Baricco, Castelli di rabbia
  • "Fanno delle cose, le donne, alle volte, che c'è da rimanere secchi. Potresti passare una vita a provarci: ma non saresti capace di avere quella leggerezza che hanno loro, alle volte. Sono leggere dentro. Dentro." da Baricco, Oceano Mare