lunedì 8 settembre 2008

Itaca

Ho preso un mappamondo ed ho giocato col destino. Ho puntato il dito ed ho deciso.
Non avevo niente da perdere, non più.
Nuova destinazione, nuova meta del mio viaggio.
L'ho chiamata Itaca, potevo chiamarla come volevo.
Un due tre, si parte. Pochi bagagli in spalla, solo un jeans una maglietta e stivali, il resto l'ho comprato per strada.
Sono partita col buio. Sembrava notte, ma i giorni si alternavano. Il tempo passava.
Faceva paura, come sarà Itaca? Ma poi, esisterà davvero?
Il tempo passava.
Arrivava l'alba, ma quanto durava? Anche questa sembrava infinita.
A volte tornava il buio, ma era solo qualche nube.
Scattavo foto durante il viaggio, e segnavo qualcosa. Non si sa mai, dovessi scordare.
Che poi non si scorda nulla, rimane tutto lì.
Finché non fa più male, finchè finalmente è stato giorno.
Ho trovato gente, l'ho salutata. Riconoscevo qualcuno, altri no.
E' passato un anno. Di Itaca nemmeno l'ombra.
Mi ricordo però i colori.
I sapori e gli odori. Che sanno di terra, di erba, di sale.
E sanno di sangue. Perchè sono vivi.
Ho scoperto un'isola. Piccola e selvaggia. Ribelle. Nascosta quasi.
Alcuni pazzi dicono di conoscerla, ma nessuno sa davvero cosa ci sia dentro.
Qualcuno prima o poi però lo vorrà vedere davvero e me lo dirà lui, cosa c'è.
Che io l'ho solo scoperta, ma non so altro.
Ci sono cani intorno, pescecani. E mordono. E tanto. Stanno a guardia. Chissà perché poi. Sarà amicizia.
Ora però mi fermerò un pò. Ho deciso.
Mi serve la terraferma. Basta mare, basta nuotare.
Mi serve anche un fabbro. Devo saldarmi addosso le mie scoperte.
Unire i due lembi come una corazza. Non è protezione ma creazione.
Trovata una vita me la saldo addosso.
E sì, quest'anno faccio il saldatore.
Ho fatto il viaggiatore, ma ora mi serve un lavoro.
Comincerò da qui. Sarà un lavoro lento. Accurato. Farà caldo e imprecherò dal sudore.
Appena finito poi si vedrà.
Può darsi che lo faccia da un'altra parte, che diventi errante.
D'altronde Itaca non l'ho trovata.
Per ora mi godo il viaggio.
E riposo. Che dormire fa bene. Ricordo ancora il tempo in cui non c'era più sonno.
E mangio. Che troverò qualcosa che non mi faccia nauseare dopo un pò.
Non è stato male giocare col destino. C'è chi invece del mappamondo prende una pistola e punta il dito anche lì.
O salta giù da un ponte.
Io gioco e viaggio. Che fa meno male.
Anche se è poi tutto da vedere.
Ma voglio vincere. Non mi piace passare la mano. Per questo a poker perdo.
Mi gioco pure questa, però dopo metto l'annuncio:
offresi apprendista fabbro, anche gratis.
Che i soldi sono carta in questo mondo. Ma anche in tutti gli altri.
No? Prova a dargli fuoco e vedi. Io l'ho fatto.
E non solo con quelli. Ho bruciato tutto.
Niente ha valore. Solo le cose povere, semplici.
Scontato vero? E invece no, si paga a caro prezzo.
Pagare e sorridere.
Quanto è vero.
Ora sorrido.

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Leggendo qua e là...

  • "...ho letto una volta che gli antichi saggi credevano che nel corpo ci fosse un ossicino minuscolo, indistruttibile, posto all'estremità della spina dorsale. Si chiama luz in ebraico, e non si decompone dopo la morte nè brucia nel fucoco. (...) in me (...) è sorto il pensiero, folle e dolce, che forse il mio luz non si trova dentro di me, bensì in un'altra persona." da Grossman, Che tu sia per me il coltello
  • "...gli ho detto, quel che di bello c'è nella vita è sempre un segreto... per me è stato così... le cose che si sanno sono le cose normali, o le cose brutte, ma poi ci sono dei segreti, ed è lì che si va a nascondere la felicità.." da Baricco, Castelli di rabbia
  • "Fanno delle cose, le donne, alle volte, che c'è da rimanere secchi. Potresti passare una vita a provarci: ma non saresti capace di avere quella leggerezza che hanno loro, alle volte. Sono leggere dentro. Dentro." da Baricco, Oceano Mare