mercoledì 30 gennaio 2008

Doccia

Entri in bagno, apri l'acqua e dopo qualche secondo ti infili dentro la doccia già calda. Vapore dovunque, vetri appannati.
Chiudi gli occhi e chini la testa. L'acqua sbatte sul tuo collo, decisa, e da lì scende e accarezza tutto il corpo.
E' sempre più calda. Scotta quasi. Hai brividi lungo la schiena. Ti riscalda dentro. E lo stress passa.
L'acqua scivola via e porta con se tutto il malessere che hai dentro. Ti purifica. I pensieri passano dalla testa alla pelle, si mescolano al sapone e poi giù fino ai piedi; e da lì un vortice li risucchia. Pieghi la testa da un lato e dall'altro, vuoi liberarti di tutto, ti scrolli di dosso il dolore.
Rimani lì ferma per minuti interminabili. Il tempo sembra fermarsi.
Il rumore dell'acqua che piove ti entra dentro, diventa tutt'uno col ritmo del tuo cuore, si fonde con esso.
Ma è tardi e devi sbrigarti. Un altro giorno o un'altra notte che inizia.
Chissà come andrà...

lunedì 28 gennaio 2008

Libertà e maschere

E' iniziato carnevale, una festa che non mi è mai piaciuta ma stavolta ci sono andata, con amici, abbiamo fatto 300 km ed eccoci arrivati. La giornata è primaverile, un sole splendido e caldo. Sono a metà tra lo stralunato e l'assente. E' tutto così strano. Un posto nuovo dove non sono mai stata, non ho ricordi qui. L'atmosfera è divertente, la giornata si prospetta bene.
Voglio comprare una maschera, ne provo alcune ma non mi piace avere la faccia nascosta, non riuscire a respirare, avere il viso coperto. Provo le parrucche allora... ed ecco che trovo il mio alter ego, capelli corti azzurri (io che i capelli li ho sempre voluti lunghissimi e del mio colore naturale). Me la metto e puff... mi sento diversa. La malinconia scompare, mi sento libera, e scarico tutta la voglia di divertirmi accumulata in questi mesi. Ballo, scherzo, gioco, rido. Guardo le persone negli occhi, intensamente. Non sono più la Sabrina degli ultimi tre mesi, già non lo sono da un pò di giorni, ma ora ancor di più. Mi sento libera.

La libertà... non mi sono mai chiesta cosa fosse. Da ragazzina la pretendevo, mi ribellavo per ottenerla, ma era davvero quella? Uscire la sera e fare tardi, ottenere il motorino, questi sono i miei ricordi di libertà. Poi? Prestissimo è arrivato lui e non l'ho più cercata. Forse perchè con lui mi sentivo libera, libera di esprimere me stessa, i miei pensieri, tutti, le mie paure, i miei desideri. E trovavo in lui la mia libertà. Mi bastava stare con lui per aprire le ali e volare. Ma questa è libertà? Questo sentirsi leggeri e legarsi a qualcun altro? Questa voglia di stare vicini e allontanare tutto il resto dai propri pensieri? Questo basta che sto con lui e sono felice? Oggi non mi sembra più così. Mi sembra invece una gabbia. Che mi ero costruita da sola. La mia ricerca di libertà si è arenata tanto tempo fa, credeva di aver trovato un paradiso, un atollo felice, e così si è vincolata da sola in un pezzo di terra senza vie di fuga, isolato dal mondo e dalla vita. Oggi mi sembra qualcosa di profondamente diverso, mi sembra di aver trascorso la vita nel torpore, di essermi affidata a qualcun altro per vivere me stessa.
Io esisto indipendentemente da chi ho accanto, la mia libertà e la mia felicità sono appunto mie. Sono considerazioni stupide, ovvie, ma io non me ne ero accorta. Ho vissuto credendo di essere felice. E' triste. Ho vissuto credendo in qualcun altro piuttosto che in me. Se mi guardo indietro ora mi viene difficile trovare attimi veramente felici, di quella felicità che doverebbe esserci in un amore intenso, forte, sentito da entrambi. E tutto questo l'ho capito mettendo una parrucca azzurra...

Indossando una maschera mi sono liberata della mia. Ho liberato la mia libertà assopita, l'allegria e la follia che erano nascoste in fondo. La voglia di vivere le giornate per quello che sono. Tutto fine a se stesso, anzi, a me stessa. Ho riprovato la spensieratezza dell'adolescenza, dal fare le cose così, senza problemi, senza pensieri, senza pensare a chi hai accanto. Esprimersi ma al mondo, senza chiudersi in un altro. Mi rendo conto che pensavo sempre per due e mi comportavo sempre in funzione di entrambi. Mediavo, sempre, sia i miei comportamenti che i miei pensieri. Facevo una media. E vivevo così a metà, nel mezzo, una vita nè mia nè sua e che non apparteneva ad entrambi. E l'ho fatto per il suo non prendere mai posizione, per la sua voglia di essere neutrale, per il suo quieto vivere, per la sua debolezza. Ho sbagliato. Avrei dovuto impormi, così o sarebbe finita o ci saremmo confrontati davvero, ed in ogni caso avremmo vissuto le nostre vite vere.

Ora voglio vivere il valore assoluto della mia parrucca azzurra, un pò da fata e un pò da Valentina, vedermi donna e non più una bambina attraverso i suoi occhi... ma questa è ancora un'altra storia...

Buon Carnevale a tutti!!!

mercoledì 23 gennaio 2008

Delirio

Valgono anche per i sentimenti i confronti? Per essere sicuri di quello che si prova, per capirlo, si deve per forza cercare altro? Si deve andare a letto con più persone prima di capire cosa piace davvero? Uscire con altri e conoscere gente prima di dire di sì? L'esperienza è così indispensabile in amore?
Non lo so. Credo sia normale essere curiosi, avere anche dei dubbi a volte, ma mettere tutto in discussione per questo no. Giocare alla roulette russa con l'amore no. Distruggere un legame speciale e poi magari tornare indietro no.
Io sono stata l'unica per lui e ora vuole provare altro per capire che davvero mi ama?
Ma vaffanculo! V A F F A NCULOOOOO
"Se poi mi trovo male e capisco che con te era diverso? Se con altre è tutto peggiore? Se tutte le cose belle non sono così belle come con te? Tu non puoi dire che non mi vorrai più, se mi ami mi perdonerai, se il tuo è amore vero..."
Ma stiamo scherzando??? E' tutto un brutto sogno? E io amo ancora quest'uomo?
Per amore io dovrei perdonarlo di avere distrutto tutto? Forse potrei anche farlo, ma non se per accorgersene ha bisogno di fare altre esperienze, o di andare a letto con altre!!!
Ma davvero la confusione, la paura e l'immaturità possono fare dire tali cose? Davvero per qualcuno guardarsi dentro è così difficile? Davvero oggi i sentimenti non si conoscono più? Davvero non ha più valore essere stati gli unici nella vita dell'altro? Davvero fare l'amore non ha più alcun significato?

E poi mi dice "esco con ragazze, ma solo per fare conoscenza, per parlare, perchè con loro mi trovo bene, mi devi dare fiducia". Lo capisco anche questo discorso, ma devo dargli fiducia di che? Chi è lui per me ed io per lui che devo avere fiducia? Esce per conoscere altra gente? Ok, non c'è niente di male, ma è libero, e se incontra qualcuno che poi gli piace cosa ne fa della mia fiducia? Che c'entro io in tutto questo discorso?

Prima piangevo a questi discorsi, stavo male. Ora li capisco per ciò che sono. Sono il delirio di una persona che non sa cosa vuole, che ha troppa paura, che ha un casino vorticoso in testa e non riesce a capirci più nulla.
E se prima stavo male ora sto meglio. Mi sto allontanando da tutto ciò: perchè alla fine di questa matassa può esserci solo paura e confusione, sì, ma anche non volere ammettere a se stessi che il sentimento è finito, chissà quando, se c'è mai stato. E forse è così. E magari tutti questi problemi e paranoie non li avrà tra qualche mese con un'altra.

Fa ancora male, ma mi sono staccata da lui. Io non voglio una persona così. L'ho capito ora. E averlo scritto me lo ricorderà nei momenti di sconforto, quando mi mancherà nei giorni futuri.

Ora ho solo voglia di divertirmi, ma a modo mio. Ieri sono stata al mare. Una bellissima giornata di sole. E sono stata serena. Ho riso con sconosciuti e mi sono divertita giocando col cane. Ho ricominciato a stare bene. Ho ritrovato il sorriso dopo avergli dato l'addio. Sarà un caso? Certo, arriva sera e ancora piango, ma almeno di giorno sono più tranquilla e vivo, sogno, spero, amo... altro!


sabato 19 gennaio 2008

Sorriso

Rivoglio il mio sorriso.
Quello arruffato
quello bagnato
quello assonnato
quello da bimba
quello dolce
quello che alza le gote
quello ad occhi socchiusi
quello con tutti i denti
quello furbetto
quello contento
quello sberleffo
quello che contagia
quello affascinato
quello che guarda il cielo
quello che sogna
quello imbarazzato
quello da coniglio
quello di Napoli
quello sotto le coperte
quello nella doccia
quello sulla neve
quello della mattina
quello che senti
quello felice
quello senza malinconia
quello buffo
quello che avevo sempre
quello mio.

giovedì 17 gennaio 2008

A tutti...

A tutti quelli che passano di qui, che arrivano da chissà dove, chissà per quali combinazioni e casualità, vorrei spiegare come nasce questo blog.
Nasce per una voglia irrefrenabile di scrivere, per il desiderio di partecipare a qualcuno la mia storia, per far confronti con altre esperienze, o anche solo per sfogarmi.
Scrivere per me stessa prima di tutto, perchè scrivere fa mettere ordine nei pensieri, fa ragionare di più, impone uno sforzo maggiore di razionalizzazione. E calma. Rilassa.
Buttare giù tutto di getto, d'un fiato, per poi finire e trovarsi stanchi ma più sereni. E' come attraversare una tempesta di sensazioni, emozioni, dimenarsi nel caos più totale dei pensieri fino a trovarne il senso, la via d'uscita.
E poi cercare un confronto, una prospettiva diversa da cui guardare le cose, qualcosa a cui non avevi mai pensato prima, o a cui non volevi pensare.
E darsi spiegazioni aiuta. Aiuta a capirsi meglio, a conoscersi, a crescere. Come i bambini che chiedono sempre: perchè? I perchè, anche se tristi, anche se duri, servono. Servono per andare avanti. A correggere la traettoria e proseguire per quella o per altre strade. A mettere un punto e girare il foglio bianco.
Mi ricordo la sensazione di quando, bimba, cominciavo a scrivere su un quaderno nuovo. C'era emozione, non volevo sporcarlo, facevo attenzione a scrivere bene, senza errori, con bella grafia. Ma dopo le prime righe tutti i buoni propositi andavano in fumo! Però quaderno dopo quaderno...
Ecco, questo blog sarà la mia cartella, spero piena di quaderni, che via via diventeranno sempre più ordinati, senza i soliti errori, semmai con nuovi ;-) e anche con tanti altri argomenti.
Perdonatemi quindi se per ora sono un pò monotematica e malinconica, per ora è così e non può essere diversamente, ma dovrà finire prima o poi. Strada facendo...

martedì 15 gennaio 2008

Addio

Oggi credo sia finita per sempre, ho capito che ormai sono fuori posto, dalla sua e forse anche dalla mia vita. Ieri gli ho detto uno dei tanti addii, ma stavolta sul serio, ho preso tutte le mie cose che aveva ancora lui allo studio, il nostro, quello che abbiamo costruito insieme, pezzo per pezzo, dal progetto di ristrutturazione ai mobili fai da te; ora pieno di pezzi di una casa nuova che non ha mai preso vita, messi alla rinfusa, ancora tra scatole e sacchi. Una vita mai vissuta chiusa dentro pacchi che chissà che fine faranno, tanti sogni lasciati su quegli oggetti, tante speranze. "Perché ti vuoi fare tutto questo male proprio non lo capisco, a che serve?" mi ripeteva sempre, serve a capire che è vero, che tutto è finito sul serio, farsi così tanto del male da impedirsi di amarti ancora, a questo serve.
Ho riavuto in mano l'anello che ho tenuto al dito per quasi 10 anni, un anello adolescenziale che io tenevo come un gran tesoro, con i nostri nomi e una data incisa dietro, a mano; un anello perso per caso e poi ritrovato da lui e chiuso in un cassetto. L'ho rimesso ma non mi apparteneva più, non era più mio, come lui. E' brutta la sensazione di sentirsi estranei in quello che era il nostro rifugio, in quella che era la propria vita. In poco tempo tutto cambia, ti senti come un emigrante che torna da un lungo viaggio. Non riconosci più i posti, le persone, tutto sembra diverso, forse perché lo sei tu.
Mi rendo conto che anche se faccio finta di nulla, è cambiato tutto. Sono distrutta dentro. Tutti mi dicono sei forte, hai coraggio, ma dentro mi sento solo fragile, un vetro pronto a frantumarsi al prossimo urto. Allora mi rifugio a casa, tra le mie cose, ma nemmeno quelle mi appartengono più, erano di una ragazza spensierata. E per tutti devo sembrare quello che non sono, sorridere, fare finta di nulla, continuare a vivere. E lui mi dice: "non vorrei vederti mai così, vorrei immaginarti sempre sorridente, serena". Serena...

Ma ora basta. Basta sentirsi, basta scriversi, basta parole inutili che fanno solo male. Basta pensare a lui. Il dolore è forte, sapere che non c'è più, anzi che NON DEVE esserci più per me lacera dentro; ma è l'unica soluzione possibile. "Però così non so che fai, come cresci, cosa sbaglio io, non c'è confronto..." ma sei tu che non vuoi farlo insieme a me!!! Nè con me nè senza di me. Sembra una condanna. O lo è...

Continuo quella che da due mesi è la mia nuova vita, ormai trentenne da pochi giorni, mi circondo di persone speciali, trovate per caso o prima invisibili ai miei occhi. Condivido con loro sogni e speranze che prima mi erano vietati dal suo cinismo, "tanto il mondo non cambia!". E invece no. Persone sconosciute mi tendono una mano mentre vecchi amici la ritirano; il mondo va al contrario!
E allora ricomincio ad andare al centro sociale dove i bimbi mi tirano da un lato e dall'altro: "aiuti me", "no me", "ti voglio bene", "dove sei stata?", "non te ne andare più" ; mi scrivono letterine dolci che tengo sempre in borsa, un affetto sincero da chi ancora conosce poco della vita e forse non conoscerà mai molto, ma ha sogni semplici e grandi. Puri.
"Tu sei sempre stata capace di occuparti degli altri, è a te stessa che non pensi". Sarà anche vero, ma la forza per andare avanti ed il piacere di farlo lo trovo così, il senso della vita che la rende degna di essere vissuta, e poi... chi lo dice che non lo faccio per me, c'è forse più egoismo in quello che faccio che non altruismo. E' più quello che ricevo che non quello che dò, più quello che imparo che quello che insegno: lezioni di vita in cambio di grammatica e tabelline.

Ora faccio quello che voglio io, che mi fa star bene, che esprime la mia personalità, il mio carattere. Senza chiedere niente a qualcuno o sentirsi in difetto. E ricomincio ad andare in bici per la mia città, tra sole e smog, con altri pazzi che credono di poter fermare il traffico, e mi diverto. Faccio giardinaggio, compro bulbi, semi, fiori, così faccio crescere qualcosa di mio. Mi dedico al bricolage e smonto e rimonto una casa, metto ordine, almeno in questo. Faccio dolci, leggo e vado in palestra, per rilassarmi, per pensare, per scaricarmi. Prendo il te delle cinque con nuove amiche alle sette; faccio le cose con tempi diversi, quelli che mi appartengono ora. Scrivo, mi espongo, mi metto in gioco, parlo di me... io che non l'ho mai fatto con altri.
Mi riapproprio di me stessa, della mia vita... senza lui.

Leggendo qua e là...

  • "...ho letto una volta che gli antichi saggi credevano che nel corpo ci fosse un ossicino minuscolo, indistruttibile, posto all'estremità della spina dorsale. Si chiama luz in ebraico, e non si decompone dopo la morte nè brucia nel fucoco. (...) in me (...) è sorto il pensiero, folle e dolce, che forse il mio luz non si trova dentro di me, bensì in un'altra persona." da Grossman, Che tu sia per me il coltello
  • "...gli ho detto, quel che di bello c'è nella vita è sempre un segreto... per me è stato così... le cose che si sanno sono le cose normali, o le cose brutte, ma poi ci sono dei segreti, ed è lì che si va a nascondere la felicità.." da Baricco, Castelli di rabbia
  • "Fanno delle cose, le donne, alle volte, che c'è da rimanere secchi. Potresti passare una vita a provarci: ma non saresti capace di avere quella leggerezza che hanno loro, alle volte. Sono leggere dentro. Dentro." da Baricco, Oceano Mare