lunedì 11 novembre 2013

Musica

Ci sono periodi strani nella vita delle persone. Periodi in cui ti accorgi che la vita è fatta di episodi, di incontri, di porte che si aprono e chiudono all'improvviso, di treni che puoi acchiappare solo al volo. La vita è fatta di scelte, e molte di quelle importanti sono proprio quelle inconsapevoli. Facile scegliere quando sei di fronte ad un bivio, perché sai che di hai due possibilità davanti a te e la scelta da compiere è chiara, A o B. Ma quando gli incontri sono fortuiti e le occasioni che ti si propongono non sono così lineari e di facile interpretazione, ma sono momenti da prendere al volo, posti e persone giuste al momento giusto, ecco che è tutto più difficile, ecco che ti trovi a non riconoscere la tua possibile scelta, ti sembra tutto normale, tutto banale. Sarò io che sono fortunata, non lo so, ma di fatto nei periodi importanti della mia vita succede sempre che riesco ad avere questa capacità di vedere oltre. Oltre alla quotidianità, oltre al consueto, che come se fossi Milo davanti ai codici di Matrix tutto mi appare chiaro e preciso. Ed è in questo momento che incontro qualcosa o qualcuno che mi cambierà, che mi darà qualcosa. E’ capitato già qualche anno fa con la fotografia. Di colpo, all'improvviso, ho preso una macchina fotografica in mano e mi sono messa a far foto. Le sapevo già fare, ma non mi ero mai davvero messa in gioco, non avevo mai cercato me dietro un mirino, mi limitavo a cogliere un’istantanea di quello che vedevo, una foto ricordo insomma. La scoperta è stata capire che quel mirino guardava un mondo, il mio, tutto da esplorare. Spostarsi dal punto di vista comune ed assumere il mio modo di vedere le cose. Fare foto per me e di me, e non cartoline. E da quel momento in poi ne è successa di vita. Ne ho fatte e scoperte di cose. Ora capita di nuovo, e sempre con qualcosa che mi appartiene già. La fotografia mi apparteneva fin da piccola quando prendevo l’attrezzatura di papà e mi dilettavo nelle foto notturne, cartoline di mondi solitari immaginari e perfetti. Oggi invece si chiama musica. La musica io l’ho dentro, sono nata con lei, mi scorre nel sangue grazie a mia madre. Figlia di cantante non ho mai provato né a cantare né a suonare. Ma fin da bimba mi ricordo i camerini del teatro con gli acuti che arrivavano fin lì, i tendoni spessi del palcoscenico, gli omoni grandi e grossi come orchi, tutti truccati, che quasi facevano paura, i tutù delle ballerine e i banchi delle chiese dove a volte di notte mi capitava di dormire stremata aspettando che mamma finisse di cantare. La musica è stata lì ad aspettarmi, paziente, senza far mai troppo rumore, per riemergere ora preponderante. E’ nato tutto per caso, una serata in un locale, un duo, una chitarra ed una voce. Tutto qui. Da lì una voglia di sentire questi suoni dentro, una sete instancabile di emozioni, di vibrazioni che scuotono, di onde che arrivano dove non sapevi di avere qualcosa. E si incontra gente nuova, tanta, con qualcosa da dire, con qualcosa da regalarti inconsapevolmente. Ogni nota, ogni sound tocca tasti nascosti e mi risuona dentro. All'inizio faceva male, tornavo a casa con un dolore intenso, come un rimpianto. E non capivo cos'era. Ma volevo andare oltre, il sound mi spingeva a superare questa sensazione. Poi ho capito che quel rimpianto ero io stessa. La sensazione dolorosa di non essermi accorta di me, di non aver capito chi avevo accanto e quanta vita stavo sprecando. Tutte le emozioni si acuivano con la musica. Ricordo l’imbarazzo che gli altri mi vedessero piangere mentre ascoltavo una band suonare. Poi si è passati dalla malinconia ai sorrisi ed alle risate. E la voglia è stata sempre maggiore. Voglia di musica, di estraniarmi dal mondo e sentire i battiti del chitarrista, della cantante, del batterista. Sentire le musica dal vivo, vibrare delle emozioni trasmesse da chi nella musica ci crede. Che poi non sono le stesse emozioni, ad ognuno arrivano con significati diversi. Un segnale decifrato dal mio codice personale, dalle esperienze della mia vita. Come nei libri ognuno nella musica ci legge dentro se stesso, i propri dubbi, le proprie gioie, o trova semplicemente un motivo per ringraziare Dio di averci dato questo senso. Qualcuno disse che cantare è pregare. E mi sa che è vero, ma quello che non ha detto è che non si prega Dio, ma si prega alla nostra anima, per darle pace anche quando non ce l’ha, per darle voce e coraggio di esprimere fuori tutto quello che sente, di gridare al mondo che esiste e chi è. Io in questo momento ci trovo la mia, ovunque, che sia soul, jazz, latino, ritrovo sempre pezzi di un mosaico che mi compone. Un grazie quindi a chi mi regala questi momenti, a chi mi aiuta a prendere un treno e partire, destinazione casa, destinazione me.

Nessun commento:

Leggendo qua e là...

  • "...ho letto una volta che gli antichi saggi credevano che nel corpo ci fosse un ossicino minuscolo, indistruttibile, posto all'estremità della spina dorsale. Si chiama luz in ebraico, e non si decompone dopo la morte nè brucia nel fucoco. (...) in me (...) è sorto il pensiero, folle e dolce, che forse il mio luz non si trova dentro di me, bensì in un'altra persona." da Grossman, Che tu sia per me il coltello
  • "...gli ho detto, quel che di bello c'è nella vita è sempre un segreto... per me è stato così... le cose che si sanno sono le cose normali, o le cose brutte, ma poi ci sono dei segreti, ed è lì che si va a nascondere la felicità.." da Baricco, Castelli di rabbia
  • "Fanno delle cose, le donne, alle volte, che c'è da rimanere secchi. Potresti passare una vita a provarci: ma non saresti capace di avere quella leggerezza che hanno loro, alle volte. Sono leggere dentro. Dentro." da Baricco, Oceano Mare