giovedì 24 ottobre 2013

Casa

"Un giorno chiesero a Novalis quale fosse il senso della sua arte, quale fosse la meta a cui mirava. (...) Lui rispose: "Io sto sempre andando a casa, sempre alla casa di mio padre".

Io non lo so cosa passa per la testa di un artista, che sia uno scrittore, un musicista, un pittore, ma questo cercare di andare a casa lo conosco bene e credo sia proprio di tante altre persone che cercano ancora una loro collocazione. Che in questo nuovo mondo, errante e destabilizzante, senza certezze e con tremila paure, chi non riesce per tempo ad incasellarsi all'interno di etichette sociali ben precise si trova alla ricerca del senso della propria vita. Chi lo ha già trovato non ci pensa più e quasi dimentica, se l'avesse mai pensato, il senso di questo viaggio, di questo cammino verso casa. Chissà perché poi gli si da il nome di casa. Che con la casa fatta di mattoni, con le quattro mura coperte dal tetto non c'entra nulla. Io avrei usato la parola grembo, e avrei pensato a mia madre, ma forse erano altri tempi.
Quando uno si sente perso cerca rifugio in quelle che sono le sue certezze, i porti sicuri della sua vita. Si cerca sempre di tornare indietro. Più si cresce e più si vuole tornare a casa. Sembra contraddittorio, sembra.
Il rifugio, il nascondiglio, l'abisso del mare, il grembo, la casa, sono luoghi che ci cullano e ci proteggono. Luoghi che nascondono in se il desiderio di sentire placato quello che abbiamo dentro. Questa volontà di cercare ancora, di non fermarsi, di non accettare, questo qualcosa che ci spinge sempre più in là, sempre altrove. Ci sono persone che nascono con quest'inquietudine dentro. E questa è quello che le porta oltre. E' la forza che le spinge a dare di più, a cercare un perché. A volte la ricerca è fruttuosa e si diventa Grandi, altre volte invece questo desiderio soccombe sotto responsabilità e banalità, e la vocina interiore diventa sempre più flebile fino a sparire con un ultimo sibilo; altre ancora si impara a viverci insieme, si combatte per farlo comprendere agli altri che si è così e in nessun altro modo possibile.
Fortunati, sfortunati non lo so, spero solo che queste voci non si plachino nel modo sbagliato che non si perdano nella noia e nella routine, perché sono opportunità. Opportunità per fare cosa? Questo lo deve scoprire chi l'ha.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Stupendo.!! semplicemente cristallino

Anonimo ha detto...

Over the top

Leggendo qua e là...

  • "...ho letto una volta che gli antichi saggi credevano che nel corpo ci fosse un ossicino minuscolo, indistruttibile, posto all'estremità della spina dorsale. Si chiama luz in ebraico, e non si decompone dopo la morte nè brucia nel fucoco. (...) in me (...) è sorto il pensiero, folle e dolce, che forse il mio luz non si trova dentro di me, bensì in un'altra persona." da Grossman, Che tu sia per me il coltello
  • "...gli ho detto, quel che di bello c'è nella vita è sempre un segreto... per me è stato così... le cose che si sanno sono le cose normali, o le cose brutte, ma poi ci sono dei segreti, ed è lì che si va a nascondere la felicità.." da Baricco, Castelli di rabbia
  • "Fanno delle cose, le donne, alle volte, che c'è da rimanere secchi. Potresti passare una vita a provarci: ma non saresti capace di avere quella leggerezza che hanno loro, alle volte. Sono leggere dentro. Dentro." da Baricco, Oceano Mare