venerdì 23 maggio 2014

Doppia coppia

E' notte. Tarda. Un prato ed il silenzio. Una coppia sotto un albero che litiga. Si alzano, si siedono, gesticolano. Non si capiscono. Non capiscono quanto sono stupidi in questo momento. L'altra coppia, che coppia non è, li guarda da lontano. Passeggiano lontano per non sentirli ma abbastanza vicino per tenerli d'occhio. Sono tutti amici. Tutti e quattro. La coppia, che coppia nonè, commenta la lite, non capisce come sia possibile rovinare tutto per così poco, perché avvelenare tanto un amore così, che si sente sulla pelle. I due che girano in tondo sotto il cielo si raccontano, li raccontano. Forse vorrebbero trovarsi loro in quella stessa situazione, saprebbero cosa fare, come fare. Forse sperano di trovarcisi insieme. E avrebbero voglia di abbracciarsi stretti al loro posto. O forse hanno solo voglia di abbracciarsi e non riescono a dirselo. Si sentono vicini ma ancora lontani. Non sanno che provano le stesse cose. Non vogliono scoprirsi. Troppa paura ancora. Paura di farsi male. Paura di rovinare l'amicizia che c'è. Che c'è stata. E che è servita a tanto.
Loro non lo sanno, ma la coppia sotto l'albero sa il bene che gli altri due si sono fatti a vicenda. Più di una volta hanno parlato di loro. Li hanno visti avvicinarsi, piano piano, nel tempo. Essere sempre premurosi l'un l'altro. Hanno visto qualcosa che loro ancora non vedono. O che ancora non vogliono vedere. Hanno visto che stando accanto si sono fatti un gran bene. Li hanno visti cambiare. Essere più sereni, più sorridenti. Darsi forza e sicurezza in silenzio. Tendersi una mano e stringersela senza accorgersene. Hanno visto che l'altra coppia, che coppia non è, in fondo lo è già.
E' questa la doppia faccia dell'amore. Si fa di tutto per distruggerlo quando ormai lo sentiamo nostro e di tutto per proteggerlo quando ancora non c'è. Perché non possa essere il contrario non lo so. Sarà colpa delle aspettative. Sarà che facciamo presto a dimenticare quanto abbiamo desiderato condividere la felicità con l'altro. Dimentichiamo quanto ascoltare sia necessario, e quanto il superfluo non conti nulla. Dimentichiamo troppo presto che un amore va protetto, cullato, cibato per farlo crescere. E' come un neonato. E' fragile. Bisognoso di attenzioni. Deve imparare a stare in piedi prima di camminare e poter correre. E non può essere lasciato solo nemmeno per un istante. Non è ancora autosufficiente. Anche pochi minuti di assenza possono essere fatali. All'inizio non si può sbagliare. Non troppo almeno. Si rischia di rovinare tutto.

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Leggendo qua e là...

  • "...ho letto una volta che gli antichi saggi credevano che nel corpo ci fosse un ossicino minuscolo, indistruttibile, posto all'estremità della spina dorsale. Si chiama luz in ebraico, e non si decompone dopo la morte nè brucia nel fucoco. (...) in me (...) è sorto il pensiero, folle e dolce, che forse il mio luz non si trova dentro di me, bensì in un'altra persona." da Grossman, Che tu sia per me il coltello
  • "...gli ho detto, quel che di bello c'è nella vita è sempre un segreto... per me è stato così... le cose che si sanno sono le cose normali, o le cose brutte, ma poi ci sono dei segreti, ed è lì che si va a nascondere la felicità.." da Baricco, Castelli di rabbia
  • "Fanno delle cose, le donne, alle volte, che c'è da rimanere secchi. Potresti passare una vita a provarci: ma non saresti capace di avere quella leggerezza che hanno loro, alle volte. Sono leggere dentro. Dentro." da Baricco, Oceano Mare