martedì 15 gennaio 2008

Addio

Oggi credo sia finita per sempre, ho capito che ormai sono fuori posto, dalla sua e forse anche dalla mia vita. Ieri gli ho detto uno dei tanti addii, ma stavolta sul serio, ho preso tutte le mie cose che aveva ancora lui allo studio, il nostro, quello che abbiamo costruito insieme, pezzo per pezzo, dal progetto di ristrutturazione ai mobili fai da te; ora pieno di pezzi di una casa nuova che non ha mai preso vita, messi alla rinfusa, ancora tra scatole e sacchi. Una vita mai vissuta chiusa dentro pacchi che chissà che fine faranno, tanti sogni lasciati su quegli oggetti, tante speranze. "Perché ti vuoi fare tutto questo male proprio non lo capisco, a che serve?" mi ripeteva sempre, serve a capire che è vero, che tutto è finito sul serio, farsi così tanto del male da impedirsi di amarti ancora, a questo serve.
Ho riavuto in mano l'anello che ho tenuto al dito per quasi 10 anni, un anello adolescenziale che io tenevo come un gran tesoro, con i nostri nomi e una data incisa dietro, a mano; un anello perso per caso e poi ritrovato da lui e chiuso in un cassetto. L'ho rimesso ma non mi apparteneva più, non era più mio, come lui. E' brutta la sensazione di sentirsi estranei in quello che era il nostro rifugio, in quella che era la propria vita. In poco tempo tutto cambia, ti senti come un emigrante che torna da un lungo viaggio. Non riconosci più i posti, le persone, tutto sembra diverso, forse perché lo sei tu.
Mi rendo conto che anche se faccio finta di nulla, è cambiato tutto. Sono distrutta dentro. Tutti mi dicono sei forte, hai coraggio, ma dentro mi sento solo fragile, un vetro pronto a frantumarsi al prossimo urto. Allora mi rifugio a casa, tra le mie cose, ma nemmeno quelle mi appartengono più, erano di una ragazza spensierata. E per tutti devo sembrare quello che non sono, sorridere, fare finta di nulla, continuare a vivere. E lui mi dice: "non vorrei vederti mai così, vorrei immaginarti sempre sorridente, serena". Serena...

Ma ora basta. Basta sentirsi, basta scriversi, basta parole inutili che fanno solo male. Basta pensare a lui. Il dolore è forte, sapere che non c'è più, anzi che NON DEVE esserci più per me lacera dentro; ma è l'unica soluzione possibile. "Però così non so che fai, come cresci, cosa sbaglio io, non c'è confronto..." ma sei tu che non vuoi farlo insieme a me!!! Nè con me nè senza di me. Sembra una condanna. O lo è...

Continuo quella che da due mesi è la mia nuova vita, ormai trentenne da pochi giorni, mi circondo di persone speciali, trovate per caso o prima invisibili ai miei occhi. Condivido con loro sogni e speranze che prima mi erano vietati dal suo cinismo, "tanto il mondo non cambia!". E invece no. Persone sconosciute mi tendono una mano mentre vecchi amici la ritirano; il mondo va al contrario!
E allora ricomincio ad andare al centro sociale dove i bimbi mi tirano da un lato e dall'altro: "aiuti me", "no me", "ti voglio bene", "dove sei stata?", "non te ne andare più" ; mi scrivono letterine dolci che tengo sempre in borsa, un affetto sincero da chi ancora conosce poco della vita e forse non conoscerà mai molto, ma ha sogni semplici e grandi. Puri.
"Tu sei sempre stata capace di occuparti degli altri, è a te stessa che non pensi". Sarà anche vero, ma la forza per andare avanti ed il piacere di farlo lo trovo così, il senso della vita che la rende degna di essere vissuta, e poi... chi lo dice che non lo faccio per me, c'è forse più egoismo in quello che faccio che non altruismo. E' più quello che ricevo che non quello che dò, più quello che imparo che quello che insegno: lezioni di vita in cambio di grammatica e tabelline.

Ora faccio quello che voglio io, che mi fa star bene, che esprime la mia personalità, il mio carattere. Senza chiedere niente a qualcuno o sentirsi in difetto. E ricomincio ad andare in bici per la mia città, tra sole e smog, con altri pazzi che credono di poter fermare il traffico, e mi diverto. Faccio giardinaggio, compro bulbi, semi, fiori, così faccio crescere qualcosa di mio. Mi dedico al bricolage e smonto e rimonto una casa, metto ordine, almeno in questo. Faccio dolci, leggo e vado in palestra, per rilassarmi, per pensare, per scaricarmi. Prendo il te delle cinque con nuove amiche alle sette; faccio le cose con tempi diversi, quelli che mi appartengono ora. Scrivo, mi espongo, mi metto in gioco, parlo di me... io che non l'ho mai fatto con altri.
Mi riapproprio di me stessa, della mia vita... senza lui.

2 commenti:

Fragola ha detto...

Ciao sabri... fai bene, guarda avanti e taglia i ponti con il passato. Guarirai più rapidamente. Ma non avere fretta!
ciao

Anonimo ha detto...
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Leggendo qua e là...

  • "...ho letto una volta che gli antichi saggi credevano che nel corpo ci fosse un ossicino minuscolo, indistruttibile, posto all'estremità della spina dorsale. Si chiama luz in ebraico, e non si decompone dopo la morte nè brucia nel fucoco. (...) in me (...) è sorto il pensiero, folle e dolce, che forse il mio luz non si trova dentro di me, bensì in un'altra persona." da Grossman, Che tu sia per me il coltello
  • "...gli ho detto, quel che di bello c'è nella vita è sempre un segreto... per me è stato così... le cose che si sanno sono le cose normali, o le cose brutte, ma poi ci sono dei segreti, ed è lì che si va a nascondere la felicità.." da Baricco, Castelli di rabbia
  • "Fanno delle cose, le donne, alle volte, che c'è da rimanere secchi. Potresti passare una vita a provarci: ma non saresti capace di avere quella leggerezza che hanno loro, alle volte. Sono leggere dentro. Dentro." da Baricco, Oceano Mare