domenica 16 novembre 2014

Figli

Sento dire spesso che i figli sono l'amore più importante della propria vita. Ci credo, in fiducia, visto che non ho questa fortuna. E credo anche che questo AMORE, che è vero, assoluto, senza se e senza ma, senza esitazioni e tentennamenti, che non si mette mai in discussione perché lo si sente nel sangue, si debba tradurre in qualcosa di più che nel "campare" i propri figli. Il dargli da mangiare, una casa, vestiti, assicurargli svaghi e passare il proprio tempo libero con loro, non basta. Questo AMORE non può essere un semplice accudire. Quello di accudire la propria prole e proteggerla per farla crescere è l'istinto primordiale che hanno tutti, compresi gli animali. Deve essere qualcosa di più, un investimento. Si deve dare tutto ciò che si può per regalare loro un futuro, sempre migliore di quello dei padri. Che alla fine è un investire su se stessi. Non credo che ci sia soddisfazione migliore che vedere qualcuno, che hai creato tu stesso, avere successo nella vita. Ed il successo non è fare soldi, ma è camminare a testa alta perchè si è fieri di quello che si è. Io credo che qualunque genitore non voglia ricompensa migliore al mondo che vedere il proprio figlio andare incontro alla vita forte, deciso, coraggioso. Che poi vinca o perda è un'altra storia, la vita alla fine è un'altalena, ma quello che importa è aver fatto di tutto per mettergli in mano gli strumenti necessari per riuscire a viversela appieno. E la prima cosa è la cultura. La primissima cosa è insegnargli che la scuola non serve per avere un pezzo di carta. Quello è indispensabile sì, ma si può sempre comprare. Invece andare a scuola è altro, molto altro. E' confrontarsi per la prima volta con qualcosa che non sia la famiglia, è contare solo sulle proprie forze dove non ci sono mamma e papà a difenderci, è imparare a comunicare con gli altri, è stare alle regole, imparare la disciplina e rispettare la gerarchia. Molte di queste cose si imparano anche per strada e lavorando, sì, è vero, ma in modo diverso. E con tempi diversi. E soprattutto senza ricevere gli strumenti che stanno alla base della vita attuale. Quelli che ti aprono la mente. Che ti spingono a sognare, a desiderare. Che ti insegnano a riflettere, a pensare. Che ti rendono uguale agli altri. Perché usi lo stesso loro linguaggio e parti dallo stesso livello. 
Studiare è farsi gli strumenti per comunicare col mondo. E' riuscire ad usare le parole per difendersi. E' capire sempre con chi e di cosa si sta parlando. E' poter scegliere il proprio destino. E non fare qualcosa perché non si hanno alternative. Che poi spesso non se ne hanno nemmeno studiando, ma almeno c'è la consapevolezza che si è fatto di tutto per provarci, che non si era meno rispetto agli altri, e rimane sempre la speranza. Che vivere senza sogni e speranze non è vita, ma sopravvivenza. Ed io, che non ho figli, non lo augurerei a nessuno al mondo...

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Leggendo qua e là...

  • "...ho letto una volta che gli antichi saggi credevano che nel corpo ci fosse un ossicino minuscolo, indistruttibile, posto all'estremità della spina dorsale. Si chiama luz in ebraico, e non si decompone dopo la morte nè brucia nel fucoco. (...) in me (...) è sorto il pensiero, folle e dolce, che forse il mio luz non si trova dentro di me, bensì in un'altra persona." da Grossman, Che tu sia per me il coltello
  • "...gli ho detto, quel che di bello c'è nella vita è sempre un segreto... per me è stato così... le cose che si sanno sono le cose normali, o le cose brutte, ma poi ci sono dei segreti, ed è lì che si va a nascondere la felicità.." da Baricco, Castelli di rabbia
  • "Fanno delle cose, le donne, alle volte, che c'è da rimanere secchi. Potresti passare una vita a provarci: ma non saresti capace di avere quella leggerezza che hanno loro, alle volte. Sono leggere dentro. Dentro." da Baricco, Oceano Mare