mercoledì 5 marzo 2014

Scrivere

Lo dico spesso, e chi mi conosce bene lo sa. Scrivere per me è un modo per liberare la mente. A volte i pensieri si accumulano. Si attorcigliano. Non riescono ad uscire dall'imbuto che ho dentro la testa. Fanno a botte per chi deve passare per primo. Fanno a gara, c'è chi si sente più importante di altri e pretende di avere la precedenza, anche se, magari, è l'ultimo arrivato. E lì si scatena l'inferno. Non sai mai a chi dare ragione, loro si scaldano ed iniziano ad azzuffarsi. Creano scompiglio, scalciano e lottano sollevando nubi di polvere che offuscano tutto quanto. Come se ce ne fosse ulteriore bisogno, di annebbiare tutto.
E così mi tocca fare da vigile.
Senza fischietto però. Uso la penna io. Ma non scrivo multe. Dita in posizione e via. Una parola dopo l'altra. All'inizio parlo di nulla, non lo so dove voglio andare a parare. Poi tutto diventa più chiaro. Inizio a buttare fuori, uno alla volta, i pensieri.
In fila, ordinati, come soldatini. Ognuno al suo posto. Quello che meritano. Divento arbitro di me stessa. A volte bagno il foglio o la tastiera, altre mi sento sfinita, altre ancora passano ore come fossero secondi. Sarà un universo parallelo quello lì. Un vortice dove il tempo non scorre.
Eppure appena finisco mi sento pulita. Leggera. Come se uscissi da un fiume. Non dal mare, che ha il sale e e sporca. Come se fossi stata ferma lì, a farmi trascinare dalla corrente. A far scivolare lentamente l'acqua sulla mia stanchezza. L'acqua che tutto porta via.
E poi all'improvviso alzo le dita dai tasti, o la penna dal foglio. E' finito. Così. Senza sapere come tutto è iniziato. Mi fermo e leggo. E capisco. Capisco solo dopo. Come le foto. Trovo il senso solo dopo averle scattate.
E' quello il momento migliore. E' quello che aspetto sempre con ansia. Quell'attimo solo mio. Quel sentirsi libero. Quel sentirsi.
E capisco che è la mia droga. E capisco perché i grandi artisti finiscono tutti con l'essere pazzi. Per quegli attimi di verità con se stessi. In cui non ti manca nulla. In cui tu sei. In cui c'è pace.
E quando un ingranaggio si blocca è astinenza.
Inutile stare lì a cercare di aggiustare. Meglio guardarsi intorno.
E cambiare pusher.

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Leggendo qua e là...

  • "...ho letto una volta che gli antichi saggi credevano che nel corpo ci fosse un ossicino minuscolo, indistruttibile, posto all'estremità della spina dorsale. Si chiama luz in ebraico, e non si decompone dopo la morte nè brucia nel fucoco. (...) in me (...) è sorto il pensiero, folle e dolce, che forse il mio luz non si trova dentro di me, bensì in un'altra persona." da Grossman, Che tu sia per me il coltello
  • "...gli ho detto, quel che di bello c'è nella vita è sempre un segreto... per me è stato così... le cose che si sanno sono le cose normali, o le cose brutte, ma poi ci sono dei segreti, ed è lì che si va a nascondere la felicità.." da Baricco, Castelli di rabbia
  • "Fanno delle cose, le donne, alle volte, che c'è da rimanere secchi. Potresti passare una vita a provarci: ma non saresti capace di avere quella leggerezza che hanno loro, alle volte. Sono leggere dentro. Dentro." da Baricco, Oceano Mare