lunedì 3 marzo 2014

La Grande Bellezza

Ha vinto l'Oscar. Io l'ho riguardato giusto qualche giorno fa, per caso...
Ma quanta bellezza c'è in ognuno di noi. Una grande infinita bellezza. Peccato che quasi nessuno la sappia usare. Distruggiamo invece di creare. Odiamo invece di amare. Perdiamo per strada i nostri anni migliori. Da idealisti e sognatori ci trasformiamo presto in cinici senza un domani. Facciamo tutto per non pensare. Per far passare il tempo. Usiamo tutto, gente e cose, per essere felici, brevi attimi di felicità in cambio di pezzi della nostra vita. Vendiamo l'anima al diavolo per un surrogato. E non ce ne rendiamo conto.
Siamo stati creati con scopi e progetti ben diversi. Siamo il frutto di centinaia d'anni di storia, di cultura, di arte, di vite che prima di noi avevano degli ideali.
Siamo ormai un popolo senza ideali. Apolidi. Siamo in continuo cambiamento, moda, stili, lavoro, affetti, città, perché niente ci va più bene così com'è.
In un mondo finto cerchiamo ormai sicurezza in rapporti e persone altrettanto finte. Come se la realtà fosse qualcosa di brutto da dimenticare. E forse lo è. Ma non è la realtà, è la nostra vita. Vite intrappolate nel nulla. Vite piene di illusioni infrante. Vite piene di dolori mai dimenticati. Vite piene di rimorsi, di rimpianti. Vite in apnea. Vite che scorrono senza avere vita. Vite che si trascinano stanche e senza meta un giorno dopo l'altro. Vite per occupare il tempo. Vite per arrivare alla morte.
Mi ricordo che qualche anno fa, appena fidanzata, guardando insieme foto mie da ragazza mi dispiaceva che lui non mi avesse conosciuta così. Pensavo che i miei migliori anni li avesse persi. Avrei voluto conoscerlo a vent'anni. Avrei voluto che mi conoscesse a vent'anni. Quando tutto è più fresco.
Oggi guardo me allo specchio e penso la stessa cosa. Mi spiace che io non mi sia conosciuta prima, non mi sia amata prima, mi dispiace avere perso i migliori anni della mia vita dietro ad altro. Mi spiace non averli passai in mia compagnia.
Perché in fondo la Grande Bellezza che ognuno ha dentro di noi è proprio quella, la nostra giovinezza. E' lo spirito che ci spinge a pensare grandi cose, quello che ci fa sentire invincibili. Quello che ci rende entusiasti, quello che ci rende capaci di sognare. Come gli amori da ragazzi, dove tutto è possibile, dove non esistono ostacoli e barriere, dove non esiste arrendersi e non ci sono sacrifici.
Da grandi è tutto più difficile. Si sente il peso di tutti i fallimenti precedenti. Si sente il peso dell'insoddisfazione. Ci si sente spesso inermi vinti dalla vita. Ogni cosa diventa un problema, insuperabile come le scuse che diamo a noi stessi.
Si diventa più buoni da grandi.
Sì, ma con noi stessi. A costo dell'obiettività. Si fanno grandi sconti, tanto il magazzino è ancora pieno e si deve cercare di vendere qualcosa per campare. Si cercano rapporti vuoti per tirare a campare, e si sconta tutto, anche la nostra integrità.
Questa prospettiva non mi entusiasma per niente. Io credo ancora nella Bellezza. Mi batte ancora il cuore quando la incontro. Un animale, un ideale, un amore, un arcobaleno, un'alba. Ancora non sono cinica, però mi sento circondata, e mai come in questo periodo vivo tutto ciò da vicino, molto vicino. A volte ho paura che possa contagiarmi, come il morso di uno zombie, e che possa diventare come loro.
Ho paura. Ecco l'ho detto. Ho paura del domani. Ho paura di cambiare e di non cambiare. Di peggiorare. Ho paura di farmi di nuovo male. Ho paura di non avere abbastanza coraggio.
Ma avere paura non significa, in fondo, che sono ancora viva? Significa che ancora c'è speranza...
Se sono fortunata ho ancora qualche anno dei miei migliori da poter passare in compagnia di me stessa. Mano manina con lo sguardo al futuro, per fare grandi cose insieme, provare grandi passioni e grandi amori.
E per quanto riguarda le cazzate, quelle continuo a farle come quando avevo vent'anni... anzi, meglio!

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Leggendo qua e là...

  • "...ho letto una volta che gli antichi saggi credevano che nel corpo ci fosse un ossicino minuscolo, indistruttibile, posto all'estremità della spina dorsale. Si chiama luz in ebraico, e non si decompone dopo la morte nè brucia nel fucoco. (...) in me (...) è sorto il pensiero, folle e dolce, che forse il mio luz non si trova dentro di me, bensì in un'altra persona." da Grossman, Che tu sia per me il coltello
  • "...gli ho detto, quel che di bello c'è nella vita è sempre un segreto... per me è stato così... le cose che si sanno sono le cose normali, o le cose brutte, ma poi ci sono dei segreti, ed è lì che si va a nascondere la felicità.." da Baricco, Castelli di rabbia
  • "Fanno delle cose, le donne, alle volte, che c'è da rimanere secchi. Potresti passare una vita a provarci: ma non saresti capace di avere quella leggerezza che hanno loro, alle volte. Sono leggere dentro. Dentro." da Baricco, Oceano Mare