Una spugna secca, una spugna zuppa. Sempre spugna è.
No!
La secca ha perso qualcosa tanto tempo fa...
Ci sono spugne secche e spugne secche, però...
Alcune sono solo asciutte. Mantengono vivo il ricordo di quando erano morbide e delicate, tenere sulla pelle e delle carezze che erano capaci di dare, basta poco per farle tornare come prima.
Altre invece sono proprio rinsecchite, rugose, rigide rigide come fossero pietra. Le devi mettere a bagno per giorni e non è mica detto che riescano a resuscitare dalla durezza che si portano ormai dentro. A volte messe in acqua si sfaldano tutte e perdono pezzi, brutta fine, poverette...
Le zuppe (non le minestre però, eh?), hanno troppo, trasbordano acqua da tutti i lati, che se le prendi in mano lasci una scia bagnata sul pavimento e poi ti tocca passare lo straccio. Ti gocciolano tra le mani ed è sempre un disastro.
Meglio strizzarle un po' prima.
Ma non sempre lo ricordi, a volte vai di fretta, a volte pensi che ti serva più liquido per quello che devi pulire via, a volte semplicemente sbagli...
Io mi sento una spugna.
Sono stata secca ma mai rinsecchita, ora sono nella fase di assorbimento.
A contatto con i liquidi li risucchio, assetata di vita, di emozioni. Il rischio? Non sapersi fermare. Non saper gestire il tempo, inzupparsi e lasciare fastidiose scie al passaggio.
Vengo da un periodo di siccità emotiva, affettiva, comunicativa, sociale.
Non è una giustificazione, è una reazione.
Sono stata rinchiusa in uno stipetto del bagno per qualche tempo, io che sono nata per essere morbida morbida e coccolare, e mi sono disidratata.
Non troppo per fortuna.
Recuperare il tempo perso non si può, quindi sarà meglio imparare ad assimilare poco per volta, senza il rischio di strafare.
Che a nessuno piace avere bagnato per casa!
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