martedì 27 maggio 2014

Trilogy

Metti che tu abbia un trilogy (un rolex per i maschietti).
Metti che l'hai tolto e ci giocherelli.
Metti che ti cade.
E va a finire proprio dentro una cacca di cane fresca fresca.
Che fai? Lo lasci lì? Naaa.
Te lo riprendi, anche a costo di infilare le mani nella merda.

Morale?
Se hai qualcosa di prezioso e lo perdi, fai di tutto per riaverlo. Di tutto!

venerdì 23 maggio 2014

Doppia coppia

E' notte. Tarda. Un prato ed il silenzio. Una coppia sotto un albero che litiga. Si alzano, si siedono, gesticolano. Non si capiscono. Non capiscono quanto sono stupidi in questo momento. L'altra coppia, che coppia non è, li guarda da lontano. Passeggiano lontano per non sentirli ma abbastanza vicino per tenerli d'occhio. Sono tutti amici. Tutti e quattro. La coppia, che coppia nonè, commenta la lite, non capisce come sia possibile rovinare tutto per così poco, perché avvelenare tanto un amore così, che si sente sulla pelle. I due che girano in tondo sotto il cielo si raccontano, li raccontano. Forse vorrebbero trovarsi loro in quella stessa situazione, saprebbero cosa fare, come fare. Forse sperano di trovarcisi insieme. E avrebbero voglia di abbracciarsi stretti al loro posto. O forse hanno solo voglia di abbracciarsi e non riescono a dirselo. Si sentono vicini ma ancora lontani. Non sanno che provano le stesse cose. Non vogliono scoprirsi. Troppa paura ancora. Paura di farsi male. Paura di rovinare l'amicizia che c'è. Che c'è stata. E che è servita a tanto.
Loro non lo sanno, ma la coppia sotto l'albero sa il bene che gli altri due si sono fatti a vicenda. Più di una volta hanno parlato di loro. Li hanno visti avvicinarsi, piano piano, nel tempo. Essere sempre premurosi l'un l'altro. Hanno visto qualcosa che loro ancora non vedono. O che ancora non vogliono vedere. Hanno visto che stando accanto si sono fatti un gran bene. Li hanno visti cambiare. Essere più sereni, più sorridenti. Darsi forza e sicurezza in silenzio. Tendersi una mano e stringersela senza accorgersene. Hanno visto che l'altra coppia, che coppia non è, in fondo lo è già.
E' questa la doppia faccia dell'amore. Si fa di tutto per distruggerlo quando ormai lo sentiamo nostro e di tutto per proteggerlo quando ancora non c'è. Perché non possa essere il contrario non lo so. Sarà colpa delle aspettative. Sarà che facciamo presto a dimenticare quanto abbiamo desiderato condividere la felicità con l'altro. Dimentichiamo quanto ascoltare sia necessario, e quanto il superfluo non conti nulla. Dimentichiamo troppo presto che un amore va protetto, cullato, cibato per farlo crescere. E' come un neonato. E' fragile. Bisognoso di attenzioni. Deve imparare a stare in piedi prima di camminare e poter correre. E non può essere lasciato solo nemmeno per un istante. Non è ancora autosufficiente. Anche pochi minuti di assenza possono essere fatali. All'inizio non si può sbagliare. Non troppo almeno. Si rischia di rovinare tutto.

giovedì 22 maggio 2014

Non tornerò mai più sulle orme



"Non tornerò mai più sulle orme
scarpe nel fango non mi fanno correre
non tornerò mai più sulle orme
me le ricordo già così bene
mi perdo sempre
ma so sempre da che parte è il mare
arrivare là
non tutti i passi lasciano impronte
mi perdo sempre
ma so sempre da che parte è il mare
arrivare là
dove cadono i fulmini."

Questa non è una canzone, è molto di più. E' un promemoria.
Sapere dove è il mare salva la vita. Un posto dove andare per lavarsi le ferite, certo è acqua salata che brucia da morire, che fa scendere lacrime che scottano sulla pelle. Ma cicatrizza. E lo fa così bene che dopo un pò la ferita non perde più. Certo restano dei segni che non andranno mai via, ma si sa, cu mancia fa muddiche, è inevitabile. La cosa davvero importante è non ripercorrere le stesse orme, capire che non ha senso continuare a soffrire sempre per le stesse cose, le stesse parole, le stesse promesse. Comportamenti che alla fine sono tutti uguali. Parole che si ripetono sempre. E' impressionante come persone che tra loro non si conoscono usino sempre le stesse parole e poi si comportino sempre allo stesso modo. Fa paura. Secondo me esiste un codice segreto, una specie di setta in cui si passano sempre lo stesso libretto da generazioni in generazioni con le parole da dire in certe occasioni. E soprattutto in cui insegnano che non si devono mai rispettare le proprie parole, che alla fine non hanno significato, che sono tutte vuote, specialmente le più importanti. E che alle parole non devono mai seguire i fatti, mai. Devono solo illudere. Ho capito, sarà una setta di prestigiatori!

Formula uno

Ci sono persone che hanno una vita circolare. Come auto di formula uno. Girano sempre nello stesso anello di pista. A volte riescono meglio, altre vanno fuori strada, ma la strada è sempre quella. Certo, cambiano sempre gli avversari. Almeno questo. Ed ogni volta affinano la tecnica di guida in base a chi hanno contro. Imparano a guidare meglio usando i difetti o i pregi dell'altro. Ma alla fine, si ritrovano a correre sempre con avversari. E nelle curve qualcuno deve pur stare davanti e qualcun altro dietro.
Altri invece, i più fortunati, hanno una vita rettilinea, fatta di tanti traguardi, tutti diversi, tratto dopo tratto. Non ripassano mai dal via, ma ogni arrivo diventa nuovo punto di partenza. E così collezionano traguardi, uno dietro l'altro. E qui, tutto sommato non importa correre ed affinare la tecnica, nemmeno se si è primi o ultimi, se si hanno avversari o meno, quello che conta è andare avanti, meta dopo meta, vivere. E' tutta strada che porta da qualche altra parte. E' tutta un'avventura nuova, km dopo km. E non sempre la stessa pista, sempre la stessa storia. E magari ad un tratto si trova qualcuno che ti si affianca e ti chiede se ti va di fare un tratto di strada insieme. E si inizia a camminare uno accanto all'altro, non avversari, ma compagni della stessa squadra, della stessa avventura.
Io sono stanca degli Schumacher. Ho spento il motore, con questi non corro più.

Fran

Chi ha detto che la gente non cambia? Lo fa eccome! Succede all'improvviso. Cosa scatti non l'ho ancora capito. E non parlo di quelli che una mattina si alzano realizzando che devono licenziarsi, cambiare lavoro e trasferirsi in Alaska. Perchè quelli magari ci pensano già da un pò. Magari da un pò tanto. Aspettano solo il "fran". Quel momento in cui succede tutto in un attimo, l'istante in cui ti cambia per sempre la vita. Io invece parlo di quelli che dopo pochi giorni, pochissimi, cambiano completamente. Senza avere il tempo di metabolizzare nessun cambiamento, nessun motivo per farlo. Avrei già dovuto capire tempo fa che dalla gente ci si deve aspettare di tutto, ma io sono così, ci casco sempre, continuo a credere che quello che mi dice la gente possa essere vero. Poi però mi sveglio. Sempre. Che culo!

E per chi non ha capito cosa sia il fran, eccovelo spiegato, dal migliore...
"A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'è una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran. Cos'è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto fra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d'accordo, allora buona notte, notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto: fran. Non si capisce. È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio."
tratto da Baricco, Novecento

venerdì 16 maggio 2014

Tu sei brava, tu sei carina, tu sei importante

Mi viene in mente questo splendido film. Che è bellissimo per tanti e tanti motivi, ma oggi mi suona in testa questa frase che la "tata" diceva sempre ai suoi bambini: "Tu sei brava, tu sei carina, tu sei importante". Può sembrare una banalità, ma infondeva in loro una cosa sconosciuta a molti di noi, l'autostima.
Anche a me sarebbe piaciuto crescere sentendo queste parole. Ma come spesso accade i genitori o chi ne fa le veci spesso sbagliano, e non per cattiveria, ma semplicemente per ignoranza. Ignorano il potere straordinario che hanno i loro comportamenti e le loro parole sulle nostre menti che sono spugne. E così può capitare di crescere sentendo dentro di sè una voce che dice "non ce la puoi fare, è una cosa più grande di te, non sei capace, lascia stare". Sono condizionamenti che ci portiamo dietro da bambini. E spesso ne siamo inconsapevoli. Le nostre paure, le ansie, il sentirsi fuori posto, inadeguato, non all'altezza, spesso non parlano di noi ma del nostro passato, delle nostre origini. Ma questa non deve essere una scusa. Si cresce, o almeno si dovrebbe. E crescendo si impara a conoscersi, a fidarsi di noi stessi, ad amarsi, pregi e difetti, si impara che ognuno di noi è uno splendido universo. Certo, ci avessero insegnato tutto ciò sarebbe stato tutto più facile, ma come mi disse un giorno una persona che ho avuto la fortuna di incontrare nella mia vita, "la vita non è facile, ma è molto più semplice di quello che sembra". E facile e semplice non sono sinonimi, ma su questo ho già scritto un post tempo fa...

https://www.youtube.com/watch?v=3Y2uEHQqE8Y

mercoledì 7 maggio 2014

Equilibrio

La vita è tutta questione di equilibrio.
E penso agli acrobati che camminano sul filo. Una linea sottile sottile, sospesa nel vuoto.
Ondeggiano.
E se cadono è finita la partita. Vanno giù.
Anche la nostra vita è tutta un gioco di equilibrio. E se lo perdiamo cadiamo anche noi. E ci ritroviamo laggiù, in un tunnel che sembra vita ma non lo è. Tra ossessioni, paure, ansie.
Comandati dal caos che abbiamo dentro.
E penso agli innamorati, che camminano stretti stretti, abbracciati, all'indietro come i gamberi, che non si lasciano nemmeno per un istante. E appena si staccano per salutarsi hanno le vertigini.
E' pure quello un problema di equilibrio.
Trovano un equilibrio insieme, stretti, come fossero tutt'uno. Spostano il baricentro dal proprio corpo. Lo spostano in un punto esterno, ad entrambi. A metà tra l'uno e l'altro. Né in uno né nell'altro. Per camminare insieme non si affidano a se stessi ma cercano un punto di incontro che non appartiene a nessuno dei due, ma ad entrambi allo stesso tempo. Nessuno guida l'altro, nessuno comanda, nessuno predomina. Per questo appena si separano gira la testa, ci si sente ubriachi. Manca l'equilibrio. Manca il contrappeso. Manca l'altro.
E così anche ogni separazione fa girare la testa.
La si perde il più delle volte.
I più selvaggi la ritrovano, combattono per un nuovo equilibrio, per ricostruirselo dentro quel baricentro. E magari lo murano tutt'intorno per non farlo più scappare via.
Il mio ho deciso tempo fa di lasciarlo libero. Che vada dove vuole. Facile trovare l'equilibrio camminando su un muro basso e spesso. Meglio fare l'acrobata per una volta. Almeno batte il cuore.
E ti senti vivo.

Leggendo qua e là...

  • "...ho letto una volta che gli antichi saggi credevano che nel corpo ci fosse un ossicino minuscolo, indistruttibile, posto all'estremità della spina dorsale. Si chiama luz in ebraico, e non si decompone dopo la morte nè brucia nel fucoco. (...) in me (...) è sorto il pensiero, folle e dolce, che forse il mio luz non si trova dentro di me, bensì in un'altra persona." da Grossman, Che tu sia per me il coltello
  • "...gli ho detto, quel che di bello c'è nella vita è sempre un segreto... per me è stato così... le cose che si sanno sono le cose normali, o le cose brutte, ma poi ci sono dei segreti, ed è lì che si va a nascondere la felicità.." da Baricco, Castelli di rabbia
  • "Fanno delle cose, le donne, alle volte, che c'è da rimanere secchi. Potresti passare una vita a provarci: ma non saresti capace di avere quella leggerezza che hanno loro, alle volte. Sono leggere dentro. Dentro." da Baricco, Oceano Mare